Il significato di ipotensione arteriosa riguarda la pressione bassa (rispetto ai valori medi) che il sangue, pompato dal cuore, esercita contro le pareti delle arterie.
È interessante premettere che il nostro organismo è molto sensibile ai cambi di pressione. Alcune cellule presenti nelle arterie sono capaci di percepire se i mutamenti della pressione e tendo a indurre il ritorno alla normalità. Questo tipicamente avviene nel momento in cui, per esempio, ci si alza troppo in fretta. Può di fatto capitare che la pressione si abbassi, si abbia una visione offuscata eccetera. Le cellule si attivano rapidamente perché il sangue continui ad affluire a tutti gli organi in maniera regolare.
Cos’è l’ipotensione arteriosa e quali le sue cause della pressione bassa
L’ipotensione è l’altra faccia dell’ipertensione.
L’ipotensione è una condizione in cui la pressione del sangue è molto più bassa rispetto ai valori considerati normali. In genere può essere trattata con successo in modo da evitare che cuore, cervello e altri organi e tessuti dell’organismo non ricevano ossigeno e nutrienti a sufficienza.
La ipotensione arteriosa si riscontra più spesso nelle donne Quest’ultime, rispetto agli uomini di pari età, hanno valori pressori lievemente inferiori.
Analogo discorso può essere fatto per gli atleti di endurance che, avendo un letto capillare più esteso dei sedentari, fanno registrare una pressione più bassa a riposo.
Anche la gravidanza, a causa dell’importante vasodilatazione
indotta dal progesterone, si accompagna a una diminuzione dei valori pressori. Nelle prime 24 settimane di gestazione, si verifica un calo medio della pressione arteriosa sistolica di circa 5-10 punti. Più sensibile è, invece, la diminuzione della pressione minima, che si attesta mediamente oltre i 10 punti.
Infine, l’alcol e alcuni farmaci possono ridurre notevolmente la pressione. In particolare, i medicinali contro l’ansia e la depressione, i diuretici, gli antipertensivi, in generale, e alcuni antidolorifici.
Ipotensione e valori normali della pressione sanguigna
Questa problematica è una condizione caratterizzata da valori della pressione decisamente inferiori alla norma. In termini numerici, possiamo dire che un individuo soffre di ipotensione quando la sua pressione arteriosa a riposo scende al di sotto dei 90/60 mm Hg. Più nello specifico, si considera ipotensione una condizione in cui la pressione massima (o sistolica) è uguale o inferiore a 90 mmHg e quella minima (o diastolica) è uguale o inferiore a 60 mmHg. Le cause di ipotensione possono essere molteplici e di diversa rilevanza. Variano pertanto da una banale disidratazione (anche dipesa da sforzo per attività fisica) a disturbi più seri.
Sintomi immediati della ipotensione arteriosa
«Ho la pressione bassa», cantava il buon Gaber, e i sintomi più immediati possono essere stanchezza frequente e prolungata, debolezza muscolare, annebbiamenti della vista, palpitazioni, confusione, nausea e magari vertigini.
Inoltre, cali pressori improvvisi possono comportare un ridotto afflusso di sangue al cervello con pericolo di svenimenti e cadute a terra, le cui conseguenze sono particolarmente disastrose nei soggetti anziani (pericolo di fratture gravi). In genere si tratta di un problema risolvibile, a patto che la sua causa sia correttamente individuata.
La comparsa di ipotensione può avvenire in concomitanza con cambiamenti repentini della postura. Soprattutto ciò avviene al passaggio rapido dalla posizione sdraiata alla stazione eretta.
In questo caso i disturbi scompaiono entro pochi minuti o addirittura in pochi secondi se il soggetto ripristina rapidamente la posizione di partenza.
Alla base di una importante diminuzione della pressione sanguigna possono esserci un’emorragia improvvisa, una grave infezione, uno scompenso cardiaco, uno shock anafilattico. A ciò si aggiungano danni ai nervi che regolano le variazioni pressorie della circolazione come nel caso di diabete, aritmie e disidratazione.
Ipotensione ortostatica e neuromediata
In riferimento alla pressione bassa, il termine scientifico più adoperato è ipotensione ortostatica.
Un esempio di ipotensione ortostatica è quella postprandiale. Tale problema compare dopo i pasti e riguarda soprattutto gli anziani. L’aumento del sangue confinato alla regione gastro-intestinale, per garantire il miglior svolgimento del lavoro digestivo, sottrae sangue agli altri organi e contribuisce all’abbassamento della pressione arteriosa sistemica.
Precisamente dunque, l’ipotensione ortostatica deriva da una combinazione di fattori. La disidratazione prima di tutto, ma poi anche le condizioni fisiche di cui si è detto, dalla digestione alla gravidanza, ma anche l’invecchiamento.
Bambini e giovani adulti hanno, invece, più spesso a che fare con l’ipotensione neuromediata. Essa si verifica, per esempio, quando si sta per troppo tempo in piedi.
Con ipotensione neuronale mediata si intende, infatti, una comunicazione scorretta tra cuore e cervello. Quando, appunto si sta molto in piedi, il sangue ristagna nelle gambe. Questo induce il fisico a pensare che la pressione sia alta e, erroneamente, si attivano i meccanismi di regolazione della pressione.
Meccanismi di regolazione della pressione arteriosa
La pressione arteriosa non rimane costante nel corso del tempo e della giornata. Al di là di altri fattori seppure importanti, essa mostra un fisiologico incremento dei valori (sia nei soggetti normotesi sia in quelli ipo/ipertesi) nelle prime ore del mattino. Questo è dovuto a diversi fattori, dei quali il principale è l’attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone che porta, appunto, a un fisiologico aumento. Il sistema renina-angiotensina-aldosterone è costituito da una serie di reazioni volte a favorire la regolazione della pressione arteriosa.
Quando la pressione arteriosa si riduce (per la sistolica, a 100 mmHg o meno), i reni liberano l’enzima renina nel circolo sanguigno.
La renina divide l’angiotensinogeno, una grossa proteina che circola nel torrente ematico, in diversi frammenti.
Uno di questi è l’angiotensina I. L’angiotensina I, relativamente inattiva, viene divisa in frammenti dall’enzima di conversione dell’angiotensina (angiotensin-converting enzyme, ACE).
L’altro è l’angiotensina II, ormone molto attivo.
L’angiotensina II determina la costrizione delle pareti muscolari delle piccole arterie (arteriole), aumentando la pressione arteriosa. L’angiotensina II, inoltre, induce il rilascio dell’ormone aldosterone da parte delle ghiandole surrenali e della vasopressina (ormone antidiuretico) da parte della ghiandola pituitaria. L’aldosterone e la vasopressina causano la ritenzione di sodio da parte dei reni. L’aldosterone spinge, inoltre, i reni a eliminare potassio.
L’aumentata quantità di sodio presente fa trattenere acqua, aumentando così il volume ematico e la pressione arteriosa.
In che modo prevenire l’ipotensione o come curarla?
Varie misure preventive sono indicate nelle forme di ipotensione ortostatica e di ipotensione neuromediata.
Nel primo caso è bene evitare una eccessiva disidratazione, assumendo una congrua dose di liquidi nella giornata. Si raccomanda, inoltre, di evitare di alzarsi velocemente dalla posizione seduta o sdraiata, di non bere alcolici. D’altra parte, in caso di ipotensione neuromediata è necessario evitare di stare in piedi troppo a lungo, mantenersi idratato e aumentare il consumo di sale. Solo nei casi più gravi potrebbe essere necessario assumere farmaci specifici.
Se l’ipotensione non è associata ad alcun sintomo generalmente non richiede trattamento.
Negli altri casi la terapia più adatta dipende dalla causa dell’abbassamento della pressione sanguigna. In caso di ipotensione ortostatica potrebbe essere necessario ridurre le dosi di alcuni dei farmaci assunti o sostituirli con altri medicinali, bere di più per evitare la disidratazione e indossare calze contenitive.
Le forme di pressione bassa più gravi richiedono una valutazione medica approfondita. Spesso si associano al ricovero ospedaliero e all’esecuzione di indagini specialistiche, oltre che alla somministrazione di terapie appropriate alla causa riconosciuta dell’ipotensione.
Bibliografia
Adrien J and coll. Orthostatic hypotension: A review. Nephrologie & Therapeutique 2017 Apr;13 Suppl 1:S55 S67
Biaggioni I. Orthostatic Hypotension in the Hypertensive Patient. American Journal of Hypertension. 2018 Nov 13;31(12):1255-1259.
Silvano Busin, Direttore Scientifico ISSA Europe