Cellule satelliti cosa sono e funzione nel tessuto muscolare

cellule satelliti, cosa sono, a cosa servono e che ruolo hanno nella crescita muscolare

Le cellule satelliti o miosatelliti (in inglese: myosatellite cells, satellite cells, muscle stem cells o MuSCs) sono piccole cellule multipotenti e staminali. Sono collocate tra le unità muscolari (miocellule o fibrocellule o miociti) e il tessuto connettivo circostante, ovvero, tra la membrana basale e il sarcolemma. Possono trovarsi anche nelle fessure parallele o trasversali all’asse longitudinale delle fibre. Si tratta di cellule molto importanti per la salute e la funzionalità dell’organo muscolare, perché contribuiscono a ripararlo in seguito ai traumi.

Dopo un allenamento intenso, per esempio, sinergicamente al processo infiammatorio localizzato, agli ormoni anabolici e all’apporto nutrizionale, permettono la ricostruzione del tessuto danneggiato e, quindi, il recupero. Alcuni sostengono, inoltre, che le cellule satelliti possano giocare un ruolo determinante anche nella crescita muscolare. Questo concetto è, tuttavia, piuttosto controverso. Vediamo perché.

 

Come sono fatte le cellule satelliti e quelle muscolari?

Le cellule muscolari – parliamo di tessuto muscolare scheletrico – sono uniche nel loro genere. Queste non solo hanno grosse dimensioni e racchiudono un tessuto contrattile che occupa la stragrande maggioranza dello spazio citoplasmatico. Sono, inoltre, polinucleate, ovvero contengono più nuclei.

Questo aspetto è molto importante, perché nel nucleo cellulare è racchiuso il codice genetico per sintetizzare tutte le strutture della cellula. In pratica, aumentando i nuclei, si aumenta anche la produzione di strutture.

Le cellule satelliti, invece, sono di piccole dimensioni, hanno poco citoplasma e organelli, non contengono proteine contrattili e hanno un solo piccolo nucleo.

Mostrano anche un’elevata porzione di eterocromatina nel nucleo, che dimostra la scarsa espressione dei geni in esso contenuti.

 

Come si comportano le cellule satelliti?

Al bisogno, dopo l’attivazione, le cellule satelliti possono:

  • entrare nel ciclo cellulare delle fibrocellule esistenti, aggiungendo un ulteriore nucleo e creando altre strutture come organelli e fibre contrattili;
  • differenziarsi in mioblasti e specializzarsi in miocellule a sé stanti.

 

Cosa attiva le cellule satelliti?

L’attivazione delle cellule satelliti avviene sostanzialmente dopo un danno muscolare vero e proprio, anche dovuto allo stimolo allenante.

L’IGF-1 – somatomedina, fattore anabolico stimolato a sua volta dal GH o somatotropina – è fortemente implicato nella proliferazione e nella differenziazione delle cellule satelliti.

Inoltre, l’espressione di IGF-1 nel muscolo scheletrico estende la capacità di attivare la proliferazione delle cellule satellite, aumentando e prolungando gli effetti benefici sul muscolo invecchiato. In seguito, possono tornare autonomamente allo stato di quiescenza.

Nota: le cellule satelliti specializzate sono molto difficili da distinguere rispetto ai miociti veri e propri, anche con analisi di laboratorio avanzate.

Se ragionassimo per ‘logica’, potremmo dedurre che: aumentando il danno muscolare con l’allenamento, otterremmo un maggior coinvolgimento delle cellule satelliti, il conseguente implemento delle miocellule o dei nuclei di quelle preesistenti, e relativo incremento del tessuto contrattile e della forza.

 

Funziona veramente così?

Dipende. Nel senso che, se da un lato le cellule satelliti possono specializzarsi e hanno una funzione importante nella riparazione e nel recupero, il loro ruolo nel processo di iperplasia non sembra così rilevante nei soggetti che non fanno uso di farmaci anabolizzanti. I cosiddetti ‘natural’, al contrario, possono contare principalmente sul processo di ipertrofia. Vediamo la differenza.

 

Come avviene la crescita muscolare?

La crescita o aumento della massa muscolare è un processo che, nell’adulto che non fa uso di farmaci anabolizzanti, si basa principalmente sul meccanismo di ipertrofia. Con ciò si intede l’aumento del volume delle cellule per incremento limitato delle proteine contrattili, degli organelli (tranne il nucleo), delle riserve energetiche, dell’acqua eccetera.

L’ipertrofia non dev’essere confusa con l’iperplasia che, al contrario, si basa sull’incremento numerico delle cellule.

Nell’adulto, l’iperplasia si verifica principalmente grazie a stimoli ormonali anabolici sovra-fisiologici, coiè doping.

Per ottenere maggior ipertrofia, quindi maggiore sezione trasversa, bisogna trovare il giusto equilibrio tra stimolo allenante e recupero, ovvero tra catabolismo e anabolismo.

Lo stimolo allenante è responsabile della sollecitazione meccanica e biochimica del tessuto che, in seguito allo stress subito, grazie al processo di recupero (nel quale sono coinvolte anche le cellule satelliti) mette in atto una complessa cascata di reazioni finalizzate alla riparazione e all’adattamento dell’organo muscolare.

 

I presupposti fondamentali

Ci sono, tuttavia, dei presupposti fondamentali di cui tenere conto; in sintesi:

  1. L’ipertrofia migliora con l’allenamento della forza, sia a percentuali di intensità molto alte – che aumentano principalmente il tessuto contrattile – sia a percentuali di intensità moderate – che aumentano principalmente le riserve energetiche e gli organelli, come i mitocondri. Lo stimolo, quindi, dev’essere di vario genere.
  2. L’organismo si adatta velocemente allo stimolo costante; pertanto, è indispensabile cercare di variare l’allenamento con logica, basandosi sulla progressione dei parametri allenanti (intensità sulla %1RM – percentuale di “One Repetition Maximum – volume o tempo sotto tensione muscolare, sovraccarichi).
  3. La crescita del muscolo può avvenire solo in presenza di bilancio calorico positivo, ovvero mangiando più di quanto si consuma (dieta ipercalorica). E non dimentichiamo l’importanza dei carboidrati.
  4. L’ormone anabolico più potente e gestibile rimane l’insulina. Questo significa che, senza una buona sensibilità insulinica, la crescita muscolare non avviene.

Pertanto, prima di cimentarsi in un percorso di ipertrofia, è bene assicurarsi di avere una bassa percentuale di grasso corporeo, uscire da un percorso più o meno lungo di ipocalorica, e accertarsi che il carico allenante sia tale da rendere la muscolatura sufficientemente ‘ricettiva’.

 

Fase di recupero e cellule satelliti

In definitiva, il ruolo delle cellule satelliti per la crescita muscolare sembra più legato alla capacità di recupero, piuttosto che all’aumento dei nuclei delle fibrocellule nel lungo termine.

Questo non significa che siano ‘inutili’, ma semplicemente che il loro ruolo si colloca in una posizione differente nella cascata di eventi che porta all’aumento della massa muscolare.

Lato pratico, questa consapevolezza è davvero molto importante, perché impone di rivedere completamente la strategia.

Se ci affidassimo al principio delle cellule satelliti, all’aumentare del danno muscolare esercizio-indotto, corrisponderebbe maggior ipertrofia.

La pratica dell’allenamento non conferma questa ipotesi. Questo con la solita eccezione di chi fa uso di farmaci dopanti, che tendono a mascherare gli errori metodologici nella programmazione e nella dieta.

‘Spaccare’ il muscolo, allenandosi in maniera eccessiva, non porta ad alcun risultato apprezzabile nel lungo termine. Questo perché viene a mancare l’equilibrio tra stimolo, quindi periodo di catabolismo, e recupero, quindi periodo di anabolismo.

Allenamenti troppo duri richiedono tempi di rigenerazione eccessivamente lunghi, che oltrepassano il periodo di massima sintesi proteica (circa due giorni) e quello di conservazione degli adattamenti nervosi, indispensabili al preservamento della forza pura. Il giusto carico allenante è quello che permette di allenare bene un muscolo circa due volte a settimana.

 

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