Riacquistare l’efficienza fisica dopo un trauma non è sempre facile. Prima di intervenire con gli esercizi in palestra a volte occorre andare in veri e propri centri di riabilitazione.
La mappa fornita dagli ospedali italiani spesso non è particolarmente ricca, per questo e interessante vedere cosa succede all’estero. Il Devonshire Hospital di Londra, è ad esempio uno dei centri specializzati più all’avanguardia. Lì si possono perfettamente curare i postumi di malattie anche gravi come l’ictus, la paresi o incidenti d’auto e moto.
“Da noi vengono da tutte le parti del mondo”, dice orgogliosa la dottoressa Lucia Acherman, che è anche la direttrice dell’ospedale. “I programmi di fisioterapia vengono studiati col computer e viene fatta anche la rieducazione vocale. Nel nostro centro arrivano dei pazienti completamente distrutti anche psicologicamente , per questo lavoriamo in stretto contatto con gli psicologi che danno anche utili suggerimenti sul comportamento che il parente dell’ammalato deve avere per accellerare la guarigione”.
Dopo le cure fondamentali si è abilitati nel fisico ma si deve riacquistare il tono muscolare. E a questo punto comincia il lavoro in palestra. Con una avvertenza: che la palestra sia attrezzata e vi siano buoni istruttori. L’affollamento di connazionali al Devonshire Hospital dimostra che gli italiani scelgono sempre più spesso di affrontare nuove esperienze e viaggi pur di ottenere ottimi risultati. Lo dimostrano anche statistiche recenti che vedono tre ammalati su dieci disponibilissimi a varcare le frontiere per sperimentare il know how di ospedali e cliniche private.
Secondo gli esperti non si tratta di esterofilia ad oltranza ma dell’esigenza sempre più sentita di evitare pericolose liste di attesa: un intervento a cuore aperto o un disturbo neurologico non possono essere rimandati senza mettere in pericolo la vita stessa. Troppo spesso infatti si rischia di morire per l’impossibilità di sottoporsi in tempo ad operazioni semplici se fatte subito, pericolosissime se appena rimandate anche di pochi giorni. Fortunatamente questi problemi sono destinati ad attenuarsi perché il cittadino europeo avrà sempre più strumenti per conoscere l’esistenza di varie realtà sanitarie e scegliere liberamente dove curarsi.
L’Italia a causa delle gravi carenze nel settore della sanità pubblica è vista da qualche tempo come un interessante mercato da parecchie realtà sanitarie straniere che hanno aperto nel nostro Paese i loro uffici di rappresentanza. Uno di questi e il London Bridge Hospital di Londra con sede a Milano in via Castelfidardo ll, tel 02/29002575, che fa capo allo stesso gruppo, il Saint Martins Hospitals a cui appartiene anche il Devonshire Hospital.
“Lo spirito con cui vogliamo lavorare in Italia e quello della collaborazione” dice John Rabjons, direttore del London Bridge, una delle tre strutture sanitarie private appartenenti al Saint Martins Hospitals di Londra, “Oltre ad essere specializzati negli interventi chirurgici più complessi, noi siamo in grado di fornire infrastrutture e servizi e vogliamo fare conoscere al cittadino europeo la nostra esperienza”.
“Sostituire una valvola cardiaca o operare al cuore in situazioni di emergenza è più facile se le strutture diagnostiche a disposizione sono all’avanguardia” spiega il professor Bryn Terence Williams, cardiochirurgo di chiara fama, 20 anni di esperienza come primario all’ospedale pubblico San Thomas e una casistica di 800 interventi eseguiti con successo negli ultimi tre anni. “Ho scelto di lavorare al London Bridge perché i miei pazienti hanno delle garanzie sulla qualità delle tecnologie e sulla preparazione del personale infermieristico sicuramente tra il più avanzato in Europa. Il paziente viene visitato accuratamente all’arrivo da una equipe medica che studia il suo caso nei minimi particolari. Solo dopo aver analizzato i pro e i contro di ogni procedimento si passa alla cura adatta, che quasi sempre comprende l’intervento chirurgico: inserimento di by pass coronarici o di valvole cardiache, quasi tutti interventi a cuore aperto.
Il soggiorno dura dagli otto ai dieci giorni. Dopo, sempre seguendo il parere degli specialisti si può prolungare la degenza per fare la riabilitazione completa. Esistono infatti delle tecniche precise da seguire, spiega Bryn Williams, e nel nostro istituto siamo in grado di applicare i sistemi più all’avanguardia per far tornare il paziente in perfetta forma fisica e psichica. Per ogni ammalato su cui si e intervenuto chirurgicamente viene studiato un programma di riabilitazione personalizzato che viene seguito scrupolosamente dal personale infermieristico, aggiornato continuamente”.
Importanti risultati sono ottenuti dall’equipe medica che al London Bridge esegue operazioni urologiche. “Da noi vengono ammalati da tutte le parti del mondo per la ricostruzione di vesciche e organi genitali danneggiati a causa di incidenti”, spiega il professor Robert Mundy “In questi casi per il 90 per cento la riabilitazione è completa. Riusciamo a risolvere brillantemente anche i casi di malformazioni congenite. Abbiamo operato neonati a cui mancavano parti interne degli organi genitali”.
La tecnologia del London Bridge è all’avanguardia anche nella nefrologia. ll reparto guidato dal professor K. Ahmed e fornito di speciali macchinari che studiano la compatibilità per il trapianto dei reni. “Troppe volte accade che un organo donato dia dei disturbi”, dice il professor K. Ahhmed,“qui al London Bridge questo problema lo abbiamo eliminato grazie ad una serie di analisi accuratissime che riusciamo a fare con sistemi di elaborazioni quasi unici nella loro complessità. Prendiamo ad esempio il caso di trapianti tra consanguinei; spesso si pensa che fra madre e figlio le incompatibilità siano poche, a volte non è affatto così.
Grazie alla possibilità di fare controlli precisi possiamo evitare dolorose e inutili operazioni”. Un settore che ha molto successo nella clinica londinese è anche quello della chirurgia plastica dove operano ben tre direttori di reparto di chirurgia di rinomati ospedali pubblici inglesi: la dottoressa D.V.Nield, del St Bartholomes, il professor A. Rowsell del Guys, e il professor D. M. Mercer del St. Thomas and Kings College.
Essendoci infatti nel centro la garanzia della presenza di questi supervisori la sicurezza della riuscita delle operazioni è massima. “In Inghilterra gli interventi di chirurgia estetica costano meno che in Italia”, spiega Robert Viel, medico chirurgo italiano da anni a Londra dove opera al London Bridge assieme al fratello, Maurizio Viel, e ha esperienza sia del mercato italiano che di quello inglese. “Un intervento al seno viene a costare attorno ai dieci milioni, mentre a Roma o a Milano occorre almeno una cifra doppia. I costi poi si riducono notevolmente per tutti gli interventi al volto che vengono fatti in day hospital, come le labbra, il naso e la bleferoplastica. Un grande successo lo abbiamo ottenuto in questo periodo con la liposuzione e il mini lifting, interventi che danno ottimi risultati sempre se eseguiti con la dovuta assistenza medica e la presenza costante dell’anestesia che si preoccupa di verificare nel paziente eventuali forme allergiche”.