LE NEWS di Fitness Instructor

 

ATTIVITA’ SPORTIVE E SOSTANZE ILLEGALI

 

Un gruppo di ricercatori olandesi ha pubblicato uno studio sul volume Drugs Testing and Analysis, che si interessa di epidemiologia dell’utilizzo di farmaci e sostanze ad essi connesse nell’ambito dell’attività sportiva, su atleti che frequentavano centri sportivi per migliorare le loro performance fisiche.

 

Facendo un fit check medico e tecnico diretto, solo lo 0,8% degli intervistati ha ammesso di utilizzare sostanze dopanti o comunque non permesse dalle federazioni internazionali.

Utilizzando invece la tecnica “Random Response Technique”, che permette di incrociare le domande e le risposte oltre che garantire l’anonimato, il risultato ha portato i ricercatori a rilevare che la cifra aumentava all’8%.

 

Sorprendentemente, tra i farmaci adoperati, la maggior incidenza si aveva con i comuni stimolanti che permettono la perdita di peso rispetto ai più “tradizionali” anabolizzanti.

La stessa metodologia utilizzata su normali frequentatori, non atleti, di centri fitness ha dato risultati irrilevanti. Il che conforta l’idea che il fitness stimola il benessere proprio perché non vi è alcuna componente competitiva e che quindi non stimola la persona a voler ad ogni costo ottenere dei risultati positivi.

 

 

SQUAT CONTRO SQUAT

 

Bill Kraemer della Ohio State University ha pubblicato un breve studio sul Journal of Strength and Conditioning Research in cui conferma che le unità motorie sono allenate in diretta proporzione con la loro attivazione: è un principio della fisiologia che viene rilevato con le misurazioni del picco dell’ampiezza di attivazione tramite elettromiografo.

 

Questo picco tanto è maggiore quando l’allenamento è al 90% di 1RM di tipo non ripetibile perché portata al “cedimento”, rispetto all’allenamento al 70 o al 50% di 1RM eseguito ancora una volta fino al “cedimento”.

 

Quindi l’autore conclude che per massimizzare l’ipertrofia e la forza bisogna utilizzare, specie nello squat, carichi maggiori: informazione importante per gli atleti di potenza e i bodybuilder.

 

 

ALLENAMENTO HIIT E STEATOSI EPATICA

 

La steatosi epatica è una malattia in cui vi è un accumulo di lipidi nelle cellule epatiche a causa di un consumo eccessivo di alcol, nel diabete mellito, nell’obesità e in diete squilibrate in cui vi è un’eccessiva introduzione di grassi.

 

La steatosi è assai rappresentata nella sindrome metabolica, che ricordiamo comprende una serie di sintomi che includono la resistenza all’insulina, l’aumento del deposito di grasso endo-addominale, l’ipertensione arteriosa, dislipidemie varie e diabete di tipo II.

 

La buona notizia è che la steatosi epatica può modificarsi se si modificano gli stili di vita.
Un lavoro pubblicato su Clinical Science da ricercatori della Newcastle University, in Inghilterra, ha rilevato che l’interval training ad alta intensità (HIIT) diminuisce sensibilmente i depositi di grasso nel fegato, la massa grassa corporea totale, che si traduce in un miglioramento degli enzimi del fegato legati al metabolismo epatico; più marcati i risultati benefici nei soggetti  di mezza età.

 

Gli autori confermano inoltre che l’HIIT migliora anche la capacità aerobica e la condizione fisica in generale in modo rapido, stimolando di fatto la via verso una migliore salute metabolica.

 

 

ALLENAMENTO LATTICINI, SARCOPENIA

 

Secondo uno studio di alcuni ricercatori dell’Università del Quebec in Canada, pubblicato sull’International Journal of Sports Nutrition and Exercise Metabolism, l’allenamento con i pesi unito a integratori di latticini diminuisce il grasso corporeo negli uomini che soffrono di obesità sarcopenica.

 

Il gruppo di soggetti sottoposto allo studio in una prima fase si è alimentato normalmente, senza diminuire le calorie assunte e la qualità degli alimenti. I controlli hanno dimostrato che non c’erano stati cambiamenti nella massa muscolare, nel tasso metabolico a riposo, nei marker dell’infiammazione e negli ormoni che controllano l’appetito.

 

È risaputo che la sarcopenia, vale a dire la perdita di massa muscolare, è un problema molto serio nelle persone che invecchiano: questo disturbo causa la perdita di mobilità, aumenta il rischio di cadute, contribuisce ad aumentare l’insensibilità all’insulina e spesso è unito all’aumento delle masse adipose, dando appunto la sindrome chiamata “obesità sarcopenica”.

 

Gli sperimentatori, modificando l’alimentazione del gruppo di studio, aggiungendo un consumo costante di latticini e unendo un allenamento con i pesi, hanno dimostrato con l’analisi della composizione corporea la diminuzione della massa grassa, mentre la massa muscolare rimaneva invariata o addirittura tendeva a salire.

 

 

 

TESTOSTERONE E MALATTIE VASCOLARI

 

La prestigiosa rivista JAMA pubblica uno studio condotto su un numero elevato di soggetti del Colorado di non giovane età, costatando come le terapie con testosterone aumenterebbero il rischio di un attacco cardiaco e di un ictus del 30%.

 

È pur vero che i soggetti investigati avevano una percentuale di patologie cardiovascolari piuttosto alta, alcuni di questi già colpiti precedentemente da infarto o ictus; molti di questi erano anche portatori di diabete e di malattie coronariche.

 

Lo studio ha preso spunto dal fatto che negli Stati Uniti nel 2012 il numero di prescrizioni di testosterone ha superato i 400 milioni, un numero evidentemente elevatissimo.

 

L’assunzione di testosterone ha diverse cause, tra cui essenzialmente la ricerca di un miglioramento delle proprie prestazioni sessuali, dell’aumento della forza e della massa muscolare e, in un piccolo numero di soggetti, per ridurre la resistenza all’insulina.

 

Lo studio, condotto con una metanalisi della letteratura e con il metodo del doppio cieco, ha dato risultati contrastanti.

 

Infatti, mentre il testosterone aumenta il numero delle patologie cardiache negli uomini con alterazioni metaboliche e cardiologiche in genere, non si rilevano specifici pericoli quando uomini maturi ma sani lo assumono.

Quesito quindi affascinante che spinge i ricercatori a focalizzare l’interesse su questo tipo di problematica.

 

 

RECUPERO POST ESERCIZIO

 

È stato pubblicato da ricercatori dell’Università di Copenhagen, pubbicato sull’International Journal of Sports Nutrition & Exercise Metabolism, uno studio rivolto all’allenamento intenso di gruppo, comune negli sport come il football, il sollevamento pesi, l’atletica, la corsa campestre e altri.

 

Solitamente questi gruppi vengono sottoposti ad una settimana di sessioni ad alta intensità che spesso lasciano gli atleti sovrallenati o infortunati.

 

I ricercatori hanno rilevato che consumando un integratore a base di proteine contenenti tutti gli aminoacidi essenziali e i carboidrati complessi, prima e dopo ogni sessione di allenamento, si otteneva un miglioramento nelle prestazioni con apparentemente minor danneggiamento muscolare, rilevato con i marker specifici, rispetto al gruppo di controllo che assumeva solo bevande a base di carboidrati complessi.

 

Secondo questo studio quindi l’integrazione, seguendo i giusti tempi di svuotamento gastrico per poter avere una biodisponibilità efficace, deve essere proteine nobili più carboidrati complessi.

 

Non sarà la scoperta dell’acqua calda?

 

 

LA MEDITAZIONE MIGLIORA IL SONNO?

 

La mindfulness è la traduzione di “sati” che in lingua pali (il linguaggio utilizzato da Budda per i suoi insegnamenti) significa essenzialmente consapevolezza, attenzione, attenzione sollecita. Queste qualità dell’essere possono venire coltivate attraverso la meditazione.

 

Secondo uno studio condotto dalla University of South California, pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA, includendo la mindfulness alla meditazione si può migliorare la qualità del sonno.

 

Gli studiosi hanno preso in esame soggetti adulti con modesti problemi di sonno e li hanno assegnati a gruppi di trattamento che ricevevano istruzioni sul percorso di meditazione mindfulness finalizzato a migliorare la qualità dell’addormentamento.

 

Il gruppo di meditazione ha mostrato netti miglioramenti, rispetto a quello di controllo, nella qualità del sonno e una riduzione generale dell’insonnia.

Gli autori concludono che questa tecnica di meditazione potrebbe essere utile alle persone per dormire meglio, senza gli effetti collaterali di medicine specifiche.

 

 

IPERTENSIONE ARTERIOSA E PROBLEMI DI EREZIONE

 

Cinquanta milioni di americani soffrono di ipertensione arteriosa e secondo le statistiche corrono il rischio di avere un ictus, attacchi cardiaci, malattie renali, ma anche disfunzioni erettili.

 

Tutto ciò viene confermato da uno studio dell’Università dell’Oklahoma, pubblicato su Current Opinions in Cardiology, e le classi farmacologiche responsabili della disfunzione erettile sono i diuretici, i betabloccanti, gli antialdosteronici, che si rivelano sì efficaci come antipertensivi, ma sono coinvolti direttamente nell’effetto collaterale descritto.

 

Gli autori consigliano l’utilizzo di medicinali come il Viagra e il Cialis per contrastare gli effetti collaterali legati all’uso degli antipertensivi, sempre sotto stretto controllo medico.

 

 

IL DHEA COMBATTE IL GRASSO

 

Il DHEA (deidroepiandrosterone) è un ormone steroideo che viene secreto dalle ghiandole adrenaliniche e metabolizzato in androstenedione e testosterone ed è un integratore popolare per le persone anziane e per gli atleti. Un articolo redatto da ricercatori giapponesi e pubblicato su Biochemical and Biophysical Research Communications ha rilevato che il DHEA gioca un ruolo significativo nel controllo della composizione corporea, attivando due molecole, l’AMPK e il PGC-1 alfa, le quali migliorano la salute metabolica aumentando l’attività mitocondriale, aumentando il consumo di grassi, stimolando la formazione di vasi sanguigni e prevenendo l’atrofia muscolare.

 

Il PGC-1 alfa aumenta il dispendio energetico attivando il tessuto adiposo bruno che rilascia l’energia sotto forma di calore piuttosto che accumularla come grasso di deposito.

 

Il DHEA risulta anche coinvolto nella regolazione del metabolismo dello zucchero nel sangue. Altri autori però esprimono dubbi sul fatto che la supplementazione di DHEA abbia reali effetti benefici e quindi si rendono necessarie una revisione della letteratura e l’attuazione di specifici lavori sull’ argomento.

 

 

TESTOSTERONE E CUORE

 

Sono usciti quasi in contemporanea due lavori, uno su JAMA e l’altro su Medscape, che si riferiscono all’attività clinica del testosterone.
Mentre su JAMA si indica che gli integratori di testosterone aumentano il rischio di morte prematura, di attacco cardiaco e di ictus, gli oncologi di Medscape sostengono al contrario che bassi livelli di testosterone sono legati a una morte prematura, alle malattie cardiovascolari, alla perdita di muscoli e di massa ossea, alla depressione e ad una diminuzione della prestazione sessuale.

 

Non solo: la terapia con testosterone durante l’invecchiamento ridurrebbe epidemiologicamente il tasso di mortalità del 50%, aumentando la capacità dell’esercizio e riducendo l’incidenza di fattori di rischio delle malattie coronariche, come la circonferenza della vita, la resistenza all’insulina e il grasso totale.

 

Siamo quindi di fronte a due posizioni completamente differenti: gli uni che sconsigliano l’integrazione con testosterone, gli altri che lo considerano benefico nell’ invecchiamento.

 

ACQUA CALDA ED INSULINA

 

Immergersi in una vasca piena di acqua calda dopo un allenamento duro è uno dei grandi piaceri dello sport. Si pensava che questo beneficio fosse esclusivamente onirico, ma un lavoro pubblicato su Current Opinion in Clinical Nutrition and Metabolic Care da ricercatori brasiliani rileva che dopo un’attività fisica strenua un bagno in una vasca di acqua calda o in sauna ha benefici misurabili sulla salute.

 

Il calore infatti riduce in parte la glicemia e questo si riflette su una miglior gestione dell’emoglobina glicata (una misura del controllo a lungo termine dello zucchero nel sangue) e inoltre diminuirebbe la tendenza all’aumento del tessuto adiposo.

 

Questa “terapia del calore” aumenta anche la secrezione di NO che come si sa è un importante vasodilatatore con benefici riflessi sul flusso sanguigno. Inoltre il calore aumenta la proteina 70 dello shock termico, che migliora la sensibilità all’insulina, previene in parte l’accumulo di tessuto adiposo e contrasta l’infiammazione.

 

 

 

 

 

a cura del Comitato Scientifico

 

 

 

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