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Il termine “metabolismo“ è sicuramente uno tra quelli più usati e abusati.
Il metabolismo è il complesso delle reazioni chimiche e fisiche che avvengono in un organismo o in una sua parte.

 

Il metabolismo umano, come quello di tutte le specie, è molto complesso e consiste in decine di migliaia di processi biochimici in genere mediati da specifici enzimi e molecole proteiche specializzate sulla base delle informazioni contenute nel genoma delle cellule dell’organismo. I processi anabolici richiedono energia, quelli catabolici la liberano.

 

L’energia liberata è conservata nella cellula tramite molecole trasportatrici ad alta energia, tra la quale la più comune è l’ATP. Riassumendo, il metabolismo è l’insieme dei processi biochimici ed energetici che si svolgono all’interno del nostro organismo con lo scopo di estrarre ed elaborare l’energia racchiusa negli alimenti per poi destinarla al soddisfacimento delle richieste energetiche e strutturali delle cellule.

 

Un fine meccanismo di regolazione equilibra tutte queste reazioni metaboliche in base all’effettiva disponibilità di nutrienti e alle richieste cellulari. Possiamo dire perciò che il metabolismo è la velocità con cui il nostro corpo brucia le calorie per soddisfare i suoi bisogni vitali. Se volessimo accelerare il nostro metabolismo, dovremmo aumentare i bisogni vitali del nostro corpo, incrementando il dispendio energetico e aumentare la muscolatura.

 

La massa muscolare è di fondamentale importanza, che debba alzarmi da una sedia, fare le scale, portare la spesa. Ogni azione della nostra vita richiede forza e conseguentemente muscoli in azione. I muscoli svolgono un ruolo fondamentale nella salute generale e nel benessere, in tutte le fasi della vita ma soprattutto in età avanzata. Sono, infatti, un fattore critico nella salute metabolica, controllo del peso corporeo, resistenza ossea, stress e malattie. L’invecchiamento è associato a una riduzione progressiva del volume del muscolo scheletrico (Lexell et al. 1988) e una concomitante riduzione della forza (Grimby & Saltin, 1983; Young et al. 1985; Vandervoort & McComas, 1986; Frontera et al. 1991).

 

Questo influenza la prestazione fisica e quindi la funzione quotidiana degli anziani. Tuttavia, l’allenamento con sovraccarichi ha mostrato di contrastare l’atrofia con conseguente metabolismo attivo e aumento di forza (Frontera et al. 1988; Fiatarone et al. 1990; Charette et al. 1991; Welle et al. 1996). Come detto, il metabolismo è la somma dei processi che mantengono in vita. Più semplicemente è la velocità con cui il nostro corpo brucia le calorie per soddisfare i suoi bisogni vitali ed è indispensabile per lo svolgimento di funzioni vitali come:

 

• Circolazione sanguigna
• Respirazione
• Attività metabolica
• Termoregolazione

 

Abbassare il metabolismo significa perciò avere un’alterazione circolatoria, respiratoria, metabolica e di termoregolazione. Abbassiamo le funzioni per mantenerci in vita. Leggiamo spesso frasi come; diminuisce con l’età, più basso nelle donne, più alto negli stati febbrili, maggiore massa muscolare più alto il BMR, più basso negli ipoalimentati.

 

 

Sempre vero? Diminuisce con l’età se non si allena la forza, diminuiscono i muscoli e di conseguenza la sensibilità insulinica. Le donne hanno un BMR più basso per la massa corporea inferiore.

Le formule scientifiche attendibili bicomartimentali non distinguono né per sesso né per età ma per quantità in chili di massa magra (FFM).

 

METABOLISMO BASALE secondo Grande & Keys 1980
1,3 x Kg FFM x 24 h
METABOLISMO BASALE (BMR) (McArdle) =
(21,6 x Kg FFM) + 370

 

Maggiore quantità di massa muscolare non è correlabile direttamente al metabolismo basale (15 Kcal circa per Kg di Massa Muscolare) ma perché scarsità muscolare crea scarsa flessibilità metabolica e continue richieste di glucosio a riposo (si ha fame prima e in particolare di carboidrati). Aumentare la massa muscolare significa avere una migliore sensibilità insulinica e ossidazione degli acidi grassi. Limitazione di carboidrati solitamente pari o al disotto del 30% o diete ipocaloriche prolungate tende ad abbassare le funzioni vitali e il metabolismo basale come forma di difesa.

 

Ricordiamo che la leptina è regolata sul metabolismo glucidico e adipocitario e mangiare sempre pochi carboidrati tende ad abbassarla, con ripercussioni sugli ormoni tiroidei e gonadici. Infatti, l’enzima deiodinasi che converte il t4 (poco attivo) in t3 (molto attivo) è regolato principalmente a livello epatico, renale e muscolare. Diete ipocaloriche limitano o bloccano la crescita muscolare perché la sintesi proteica è un processo che richiede un surplus energetico.

 

La leptina è un ormone prodotto dagli adipociti che, oltre a inibire la produzione di grelina (ormone della sazietà), agisce anche a livello tiroideo. Nel caso di alimentazioni ipocaloriche prolungate la tiroide sarà stimolata dalla leptina a diminuire la produzione degli ormoni tiroidei inducendo il nostro corpo a un consumo calorico inferiore. La prima regola per la diminuzione del grasso corporeo è di perderne al massimo mezzo chilo per settimana (perdita fisiologica alternando giorni d’ipocalorica, isocalorica a ipercalorica secondo la composizione corporea iniziale per evitare situazioni simili a quelle descritte sopra).

 

Nel primo periodo (1-2 mesi) si vedranno dei cambiamenti non importantissimi ma, in seguito, la percentuale di grasso comincerà a scendere.
Nel frattempo, però, avremo rimodellato cellule adipose, ormoni, enzimi, capillari e gli altri tessuti.
Secondo la percentuale di grasso iniziale si tornerà alla normalità senza aver intaccato una singola difesa corporea. Se l’attività fisica sia attinente alla sua secrezione, non è a oggi certo. Studi parlano del fatto che quando l’introito calorico è inferiore al dispendio energetico avvenga una diminuzione dei livelli di leptina e una diminuzione della termogenesi.

 

Sicuramente, come detto prima, un deficit calorico prolungato assieme ad allenamenti dispendiosi può portare a sovrallenamento e alterazioni della composizione corporea con aumento della massa grassa, dell’acqua extracellulare e una diminuzione della massa muscolare.

 

 

a cura di Claudio Suardi – MFS Direttore Tecnico ISSA Europe

 

 

 

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