“Prevenire è meglio che curare…” Grande attualità e lungimiranza sono racchiuse in queste parole che la nonna, probabilmente, ti ha detto spesso
Oggi l’attività fisica viene prescritta alla stregua di un farmaco o a volte addirittura in sostituzione allo stesso. Gli studi sull’antiaging parlano di come allenare i senior e del perché l’esercizio fisico sia così importante in questa età. Bisognerebbe però chiedersi dove sta la vera origine di gran parte dei problemi degli adulti e degli anziani di oggi.
Per rispondere a questa domanda il fenomeno va indagato all’origine. Alla luce dei dati più recenti (WHO Childhood Obesity Surveillance 2015-2017) emerge che i bambini italiani sono tra i più grassi d’Europa (abbiamo un tasso del 21% di obesità infantile per i maschi, che sommando sovrappeso e obesità diventa 42% nei maschi e 38% per la controparte femminile).
Ma il grasso non è l’unico problema delle nuove generazioni: stiamo vivendo un incremento considerevole di deficit dell’attenzione e di indicatori di disagio come i disturbi del comportamento alimentare, un peggioramento di capacità sociali, ad esempio sapersi relazionare con gli altri o accettare e rispettare regole e ruoli (il rispetto dell’insegnante, del genitore, dell’allenatore…). Non ultimo va sottolineato il vertiginoso declino della capacità generale di movimento dei ragazzi (analfabetismo motorio). Si può affermare quindi che la prevenzione vera da mettere in atto per l’antiaging dovrebbe cominciare proprio dalla base, vale a dire dai giovani, tramite l’EDUCAZIONE a uno stile di vita attivo, al piacere di muoversi e all’imparare come farlo bene.
INFANZIA – PUBERTA’ – ADOLESCENZA: AD OGNI ETA’ IL SUO MOVIMENTO
Il termine YOUTH racchiude al suo interno un range di età incredibilmente ampio ed eterogeneo, che va dall’infanzia all’adolescenza. La linea che divide questi due periodi è rappresentata dalla pubertà. In questa fase avviene un vero e proprio boom ormonale che determina una metamorfosi dell’individuo ad ogni livello, da quello strutturale a quello psico-emozionale.
Prima della pubertà siamo di fronte a un bambino: il suo scheletro è fatto da ossa più plastiche e meno resistenti rispetto a quelle di un adolescente o di un adulto, ossa che fino al completamento della maturazione puberale saranno “impegnate a crescere” e che sarà importante stimolare ma con esercizi multilaterali e progressivi. Successivamente la comparsa degli ormoni puberali determinerà profondi cambiamenti a livello di composizione corporea (e non solo…). Nei maschi l’aumento del testosterone porterà a incrementi di massa muscolare, mentre nelle femmine gli estrogeni stimoleranno maggiormente l’aumento della massa grassa. Queste variazioni a loro volta incideranno sulle capacità di forza, velocità e resistenza.
Uno Youth Trainer deve conoscere e soprattutto saper riconoscere le varie fasi dello sviluppo, per poi dosare correttamente i diversi stimoli allenanti in funzione del momento che il giovane sta attraversando. Lo stimolo giusto nella giusta dose sortirà un effetto ottimale, ma sbagliare il tipo di stimolo o la sua quantità potrebbe risultare una perdita di tempo o peggio ancora un danno per il nostro ragazzo.
YOUTH TRAINING: GLI INGREDIENTI
Quali sono dunque gli ingredienti da utilizzare per comporre un allenamento giovanile?
Si chiamano capacità condizionali e coordinative (fig. 1, tabella delle fasi sensibili di Martin, 1982). Queste capacità hanno un andamento e soprattutto un’allenabilità diversa nei vari stadi della crescita.
Lo Youth Trainer deve sapere come si sviluppano, quando farlo e soprattutto in che proporzioni miscelarle in funzione delle diverse età (tenendo in considerazione l’età biologica del giovane, che potrebbe però non coincidere con quella cronologica! Fig. 2).
UN PROGETTO DI COSTRUZIONE DEL RAGAZZO
Allenare un giovane non significa fare un po’ di tutto, e neppure fare un po’ meno di tutto. Così come non basta limitarsi a farli giocare o divertire. Uno Youth Trainer deve ideare un vero e proprio progetto di costruzione del ragazzo e delle sue capacità. Serve lungimiranza nella proposta ma anche la pazienza di aspettare il momento giusto per farla evolvere. Se la proposta è troppo veloce si rischia di bruciare le tappe e costruire su una base non consolidata. Se la proposta non è di qualità o non è puntuale (fare le cose giuste nel momento giusto) il rischio è far perdere tempo al ragazzo e non capitalizzare le fasi favorevoli dello sviluppo delle diverse capacità.
YOUTH TRAINER… DIVERSI LIVELLI
Allenare i giovani è tutt’altro che facile, e richiede formazione specifica supportata da molta pratica. Bisogna unire le capacità tecniche e le conoscenze con le capacità didattiche e relazionali. Saper comunicare, sapere insegnare, saper emozionare… ma con consapevolezza di quello che si propone e del perché lo si fa (quindi saper progettare). Si immagini di paragonare lo Youth Trainer a uno chef… può preparare ricette medie, buone, buonissime oppure perfette:
- La prima regola è non fare danni! Saper scegliere quindi ingredienti che non siano tossici nei loro dosaggi. Questo significa conoscere e applicare le linee guida dell’allenamento giovanile soprattutto per quanto riguarda la scelta di cosa fare e della quantità di allenamento da somministrare.
- La giusta quantità ma con qualità! Chiediamoci quanto sono buone e di prima qualità le materie prime della nostra ricetta? Con un giovane ci limitiamo a stimolare la forza e il sistema aerobico oppure alleniamo anche le diverse capacità coordinative in funzione delle loro fasi sensibili e delle carenze individuali?
- La massima potenzialità! La giusta miscela e l’ordine degli ingredienti darà alla ricetta un tocco in più… la capacità di dosare e intersecare lo sviluppo coordinativo con quello condizionale, oltre che saper stimolare l’aspetto cognitivo e sociale all’interno della propria proposta, permette allo Youth Trainer di somministrare un allenamento veramente completo e ricco di stimoli.
- L’efficacia! Perché anche l’occhio vuole la sua parte… pertanto come viene presentato il piatto concorrerà a determinare l’effetto della nostra ricetta. Con i giovani non basta sapere cosa fare, ma bisogna essere bravi anche a saperlo insegnare, oltre che a stimolarli e coinvolgerli in continuazione perché questo agevola la pratica (la nostra proposta evolverà più velocemente) e aumenterà la compliance (faranno volentieri quello che gli proporremo).
Non limitiamoci dunque ad essere semplici somministratori di attività motoria, proviamo a fare la differenza!
CONCLUDENDO…
Attività fisica e sport sono strumenti molto potenti che se ben incanalati aiutano i bambini e i ragazzi a conoscere e far crescere i valori e la dimensione del proprio corpo. Lo Youth Trainer può essere un vero e proprio catalizzatore per lo sviluppo del giovane, una figura di riferimento che sappia osservare, ascoltare e riconoscere i bisogni per poi guidarli attraverso il percorso più adeguato (anche in collaborazione con altre figure) verso una crescita fisico-atletica ma anche personale.
a cura di Daniela Messa – Laureata in Scienze Motorie e Responsabile del Corso CYFT (Certified Youth Fitness Trainer)
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