Attività fisica ed effetti neurocognitivi

Numerosi studi certificano gli effetti benefici derivanti dallo svolgimento dell’attività fisica. Ciò che emerge da queste ricerche è che la pratica regolare di esercizio fisico può portare a numerosi cambiamenti psicologici - che riguardano un generale miglioramento dell’umore, dell’autostima e una diminuzione dei livelli di stress ed ansia - oltre ai più noti effetti fisiologici, quali una diminuzione della pressione sanguigna, un miglioramento dell’attività cardiovascolare, la perdita di peso e benefici per quanto riguarda la prevenzione di malattie croniche come il diabete, l’ipertensione e l’obesità. Il benessere psico-fisico derivante dalla pratica regolare dell’attività fisica coinvolge numerosi fattori come un aumento dei livelli di endorfine, dell’attività mitocondriale e della produzione di neurotrasmettitori. Con riferimento invece agli effetti psicologici, è possibile notare una distrazione dai pensieri e dalle preoccupazioni, mentre aumentano i pensieri positivi riguardanti una maggior sicurezza di sé. L’obbiettivo di questo articolo è quello di sottolineare quali siano gli effetti neuro-psicologici legati allo svolgimento della pratica sportiva amatoriale, sottolineando aspetti sulla salute non comunemente considerati e frutto di recenti ricerche nel campo.

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Muscolo, forza, invecchiamento e salute: il muscolo scheletrico nel mantenimento della salute

Oltre al noto ruolo biomeccanico, il muscolo scheletrico rappresenta un “organo” omeostatico fondamentale per il controllo metabolico dell’intero organismo. La massa muscolare scheletrica regola, infatti, il bilancio azotato di organi e tessuti, nonché la disponibilità di aminoacidi e precursori metabolici, fungendone da principale “serbatoio”. Il muscolo scheletrico coopera, inoltre, al mantenimento del bilancio energetico e glicemico generale, attraverso complessi meccanismi di interplay, e rappresenta un fattore critico per il mantenimento dello stato di salute e della qualità di vita dell’individuo[1]. In condizioni fisiologiche, in presenza cioè di una dieta equilibrata, eventualmente integrata, e di una vita attiva abbinata a un adeguato programma di esercizio fisico, il mantenimento della massa muscolare permette la conservazione dell’omeostasi proteica corporea totale. Diversamente, situazioni cataboliche protratte (per malnutrizione e/o inattività), maggiormente evidenti in soggetti anziani, portando a perdite progressive e significative di massa muscolare si ripercuotono negativamente sulle capacità adattative dell’individuo (Figura 1). La compromissione fisica diventa particolarmente grave in caso di sarcopenia e conseguente fragilità. La fragilità associata alla sarcopenia ha dimostrato di predire il rischio di morte, disabilità e altri esiti avversi, tra cui l’atrofia della massa muscolare e il deterioramento metabolico, oltre a peggiorare le prognosi di guarigione post-chirurgica e a ritardare i recuperi da malattia[2].

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Supplementazione di Creatina nella Prestazione e Ipertrofia Muscolare

Uno dei temi più ricorrenti per chi pratica sport è sicuramente quello dell’integrazione e supplementazione dietetica. Numerosi forum sui social, libri e articoli disponibili discutono in merito a questo problema. Le domande più frequenti sono sempre le solite: Cosa devo assumere per correre più forte? Cosa devo assumere per avere più massa muscolare? Quando li devo assumere? Prima o dopo l’allenamento? Per cercare di rispondere a queste domande, è stato sviluppato questo lavoro di revisione della letteratura, concentrandoci sull’analisi di uno dei supplementi più utilizzati e commercializzati al mondo, la creatina (Cr).

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Attività Motoria & Salute: un legame inscindibile

In seguito all’emergenza pandemica che ha investito anche il nostro paese, l’adozione di restrizioni per salvaguardare la salute pubblica ha colpito inevitabilmente il mondo del fitness, compromettendo la possibilità di poter svolgere esercizio fisico. In attesa che nuove modalità di accesso alle palestre, ai parchi e tutti gli spazi dedicati al movimento siano urgentemente elaborate dagli organi governativi, è necessario sottolineare come la pratica regolare dell’attività motoria sia fondamentale per la vita dell’uomo e la limitazione al suo svolgimento possa diventare nel tempo un fattore di rischio per la salute assolutamente da non sottovalutare. Insieme alla nutrizione, l’attività fisica regolare rappresenta l’elemento dello stile di vita più influente sull’evoluzione età-correlata dei sistemi fisiologici (neuroendocrino, immunologico, cardiovascolare, muscoloscheletrico) e sull’impatto dei fattori di rischio di malattie croniche (obesità, aterosclerosi, ipertensione, diabete, artrite reumatoide)[1].  L’attività motoria è inoltre strettamente associata a una migliore salute mentale[1] e a una più soddisfacente integrazione sociale[1].

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Radicali liberi: amici o nemici? E’ necessario conoscerli

Un radicale libero può essere definito come un atomo (o una molecola) particolarmente instabile da un punto di vista energetico e quindi altamente reattivo. Nel tentativo di raggiungere maggiore stabilità e ritornare all'equilibrio, a livello cellulare i radicali liberi tendono a reagire con altri composti (molecole libere o inserite in strutture, come le membrane ad esempio), che diventano essi stessi nuove sorgenti di radicali. Tale processo può innescare una serie di reazioni a catena che amplificano la produzione di radicali nell'organismo, perturbando le cellule e la loro integrità (sia morfologica, sia funzionale). I radicali liberi possono influenzare negativamente la funzione di varie classi di molecole biologiche come acidi nucleici, lipidi e proteine, generando quello che viene definito "stress ossidativo".

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