Ciclicità dietetica e qualità dei grassi nella donna: un nuovo approccio nella personalizzazione dietetica femminile

I pilastri della prevenzione includono la modulazione calorica associata ad una adeguata attività fisica. La maggior parte degli studi in tal senso sono tradizionalmente focalizzati sugli uomini. I protocolli di nutrizione vengono generalmente ideati sulla popolazione maschile, questo perché è più semplice valutare le modifiche di parametri corporei ed ematici senza l’interazione degli ormoni femminili.

Il peso e la composizione corporea delle donne sono significativamente influenzati dagli ormoni steroidei femminili. Il controllo stesso dell’appetito svolge un ruolo centrale nel mantenimento dell’equilibrio energetico e quindi nella stabilità del peso corporeo. Molti sistemi di controllo, sia fisiologici che psicologici, risultano essere coinvolti nella regolazione dell’appetito.

Gli ormoni steroidei, ed in particolare gli ormoni coinvolti nel ciclo ovarico, gli estrogeni ed il progesterone, possono anche influenzare l’appetito e la composizione corporea. I livelli di questi ormoni fluttuano in maniera definita durante il ciclo ovarico e interagiscono per modulare l’omeostasi energetica.

 

Nella fase luteale del ciclo mestruale (quindi nei 14 giorni tra l’ovulazione e la mestruazione), l’apporto e la spesa energetica delle donne aumentano e, inoltre, sembra aumentare il desiderio di alcuni alimenti, in particolare quelli ad alto contenuto di grassi e di carboidrati, rispetto alla fase follicolare (quel periodo di circa 14 giorni tra l’inizio della mestruazione e l’ovulazione).

Invece nella fase di transizione verso la menopausa (Climaterio) e nel periodo post-menopausa, le voglie di cibi grassi e carboidrati aumentano e il peso corporeo tende ad avere un picco verso l’alto per i cambiamenti ormonali fisiologici e per quelli comportamentali.

 

 

Il modo di concepire l’alimentazione è cambiato radicalmente negli ultimi 10 anni. Oggi si parla di nutrigenomica ed epigenetica, ovvero della capacità degli alimenti di interagire con il nostro DNA modificandolo e aumentando o diminuendo l’espressione di alcuni geni che regolano la nostra salute. Tra quelli tipici della dieta mediterranea, l’olio extravergine di oliva è sicuramente uno dei più importanti.

L’olio extravergine di oliva è un vero e proprio “nutraceutico” grazie alla ricchezza di composti bioattivi come polifenoli, oleuropeina, acido oleico, idrossitirosolo, oleocantale, tocoferoli, oltre a conferire il gusto unico, rendono un alimento estremamente utile per la prevenzione di molte patologie.

Il punto non è più “quanto” si mangia, ma “cosa” si mangia. In un regime alimentare finalizzato a raggiungere uno stato di salute ottimale, è molto importante “ciclizzare” l’apporto energetico e scegliere i grassi “giusti”, più che limitarne le quantità: un corretto uso giornaliero di olio extravergine di oliva esercita un ruolo protettivo molto efficiente oltre che conferire una buona difesa contro l’ossidazione cellulare.

 

Bibliografia Essenziale

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a cura di Claudio Pecorella – Biologo

 

 

 

 

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