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Il vero anti-aging? Qualità e quantità muscolare

Se ci arrivi in buone condizioni, la vecchiaia può essere un periodo bellissimo della vita. Ma servono muscoli forti.

 

A fine 2018, l’EWGSOP2 ha presentato, revisionato e pubblicato un nuovo consenso europeo sulla definizione e diagnosi della SARCOPENIA. Rispetto al vecchio consenso (EWGSOP1, 2010), dove veniva presa in considerazione la solo quantità muscolare e la forza della presa della mano (hand grip test), i ricercatori nei criteri hanno aggiunto due test dando più importanza alla qualità muscolare e alla funzionalità.

Attraverso uno studio sperimentale iniziato a fine Dicembre 2017 sino ad Aprile del 2018 (Tesi di laurea di A. Carbone, Laurea Magistrale presso l’Università degli Studi di Pavia in Scienze e Tecniche dello Sport. Relatore Prof. M. Canepari, Correlatore Prof. S. Zambelli) si è presentato un lavoro di 17 settimane dove sono stati reclutati 26 soggetti over 60, in cui sono stati portati ben 8 test funzionali con la valutazione di 10 parametri e 22 indici/variabili di composizione corporea (foglio diagnostico dynapenia e sarcopenia, A. Carbone, S. Zambelli, M. Canepari – 2018), dove è emerso e si è evidenziato l’importanza della funzionalità muscolare reale rispetto alla sola quantità.

Un ampio lavoro di EBT: Evidence Based Training che ha richiesto un totale di 2376 valutazioni sui soggetti per raccogliere i dati analizzati.

Il lavoro verrà pubblicato prossimamente, in attesa della divulgazione verrà spiegato di seguito lo studio e il lavoro svolto sperando possa essere utile ai colleghi sul campo.

 

 

L’aspettativa di vita si è molto allungata negli ultimi anni e ci offre una visione diversa della persona anziana, capace di condurre una vita autonoma in perfetta efficienza psico-fisica. Una delle caratteristiche principali che definisce la qualità della vita è l’autonomia che si mantiene o si riconquista attraverso la giusta attività fisica. Attività fisica non più generalizzata, ma specifica e personalizzata che si adatta per quantità e qualità alla situazione di partenza e alle esigenze del singolo soggetto attraverso un approccio scientifico che permette di programmare l’allenamento in età avanzata in maniera completa e professionale, senza rischi.

Proporre quindi un intervento mirato, ben strutturato per rallentare un fenomeno fisiologico come l’invecchiamento è di primaria importanza per mantenere il benessere fisico e l’integrità del soggetto oltre a prevenire tante patologie a cui si può andare incontro con il passare degli anni. Diversamente si avranno pesanti ricadute in termini di costi sociali per assicurare servizi di assistenza (domiciliare o residenziale) a un crescente numero di soggetti incapaci di svolgere le normali attività quotidiane in sufficiente autonomia.

 

Gli aspetti che maggiormente caratterizzano il declino neuro-motorio dell’organismo nel corso dell’invecchiamento sono la perdita della massa muscolare e della forza: un fenomeno complesso multifattoriale che prende il nome di sarcopenia, che comporta una progressiva impotenza funzionale e disabilità fisica. Un muscolo invecchiato quindi perde in quantità, funzionalità e qualità. L’obiettivo è ragionare a 360° proprio partendo dalla conoscenza della sarcopenia e dai fenomeni che si instaurano nell’invecchiamento per proporre una strategia di allenamento e ricondizionamento per l’anziano che non sia ad indirizzo prevalentemente aerobico, il quale risulta molto limitato se non del tutto insufficiente per rallentare la sarcopenia.

 

Esercizi a basso impatto e ginnastiche “dolci” raccomandate per anni come uniche attività per gli anziani, non possono sostituirsi al lavoro contro resistenza e di forza, che risulta l’intervento più produttivo e scientificamente validato per conservare la massa muscolare, la forza e l’efficacia esecutiva del movimento (funzionalità reale). Gli allenamenti di forza negli anziani possono essere seguiti in totale sicurezza se ben programmati ed è stato dimostrato che attraverso stimoli di appropriate intensità si possono produrre guadagni di massa muscolare e di forza e un aumento della velocità del cammino anche su soggetti over 90 (Fiatarone MA1, Marks EC, Ryan ND, Meredith CN, Lipsitz La, Evans WJ, JAMA 1990).

 

L’importanza di questo tipo di allenamento risiede nel fatto che esso comporta dei benefici per la salute che rappresentano una valita contromisura a tutte quelle circostanze in cui la debolezza del muscolo ne compromette la funzione (Folland e Williams 2017). In relazione a ciò, Mitchell e colleghi. (2012) (citato da Pinto et al. 2013) affermano che l’allenamento alla forza è un potenziale intervento per contrastare la sarcopenia e la dynapenia legate al processo d’invecchiamento. Esso infatti , è un modo efficace per migliorare la forza muscolare, l’output di potenza, l’attività neuromuscolare e la massa muscolare del soggetto anziano (Cadore et al. 2014; Macaluso e De Vito 2004).

 

 

 

L’allenamento alla forza è raccomandato da prestigiose organizzazione sanitarie nazionali a livello mondiale per tutti i livelli di capacità motoria, quindi per tutte le popolazioni: adolescenti, adulti sani, soggetti clinici, soggetti in sovrappeso/obesi ed anziani, tramite la progettazione di un Programma singolarmente adatto (ACSM: American College of Sports Medicine; AHA: American Heart Association). Un aspetto che secondo noi è fondamentale, che ha dato vita a questa tesi sperimentale, è quello del mantenimento di un ottimale livello di forza e di capacità di estrinsecazione veloce della stessa (RFD: Rate of Force Development) con il passare degli anni.

 

 

Aspetto quanto mai confermato da illustri Autori: recenti studi longitudinali indicano che i cambiamenti legati all’età nella massa muscolare giustificano meno del 5% dei cambiamenti nella FORZA con l’avanzare dell’età (Clark, Manini 2008). Attraverso questo studio sperimentale “sul campo” si è voluto valutare il decorso della condizione d’invecchiamento e l’effetto di un allenamento personalizzato in un gruppo sperimentale (GS, over 60), confrontandolo con l’allenamento libero in sala attrezzi e/o di ginnastica dolce e lavoro aerobico di un gruppo controllo (GC, over 60).

Con questa tesi si è voluto dimostrare, applicando e prendendo spunto dagli studi sulla fisiologia dell’invecchiamento, come un allenamento individualizzato graduale, dosato e progressivo di ipertrofia e forza, mixato ad un allenamento aerobico-anaerobico (GS) sia il mezzo più efficace per rallentare la sarcopenia, la dynapenia, l’invecchiamento e il decremento funzionale quotidiano in soggetti avanti con gli anni, rispetto alla ginnastica dolce e ai lavori aerobici proposti in maniera standard e continua all’interno dei centri fitness. Nonché raccomandati per anni come uniche attività per gli anziani.

 

 

Ogni gruppo è stato valutato inizialmente, durante e alla fine del percorso con test di composizione corporea (impendeziometria e antropo-plicometria) ed una batteria di test funzionali riconosciuti scientificamente, in modo tale da valutare l’efficacia dell’allenamento dei due gruppi in termini di quantità muscolare, qualità muscolare ed efficienza fisica, andando ad analizzare così il ruolo che riveste la forza muscolare, vista la sua forte associazione con tassi di disabilità e mortalità con l’avanzare dell’età.

Attraverso questo studio, si pensa di aver migliorato ulteriormente quella che è l’attuale diagnosi di sarcopenia sottolineando il peculiare aspetto della Dynapenia, attraverso l’utilizzo di test funzionali, che ci hanno permesso di valutare la qualità dei muscoli dei soggetti adulti/anziani, che possono essere utili in particolar modo a chi allena sul campo e in palestra (Foglio diagnostico in pubblicazione A. Carbone, M. Canepari, S. Zambelli 2018). Sono nati nuovi indici e parametri di riferimento per personal trainer e allenatori riassunti in un nostro algoritmo personale (in pubblicazione), capace di distinguere e classificare i vari soggetti al fine di stabilire le priorità d’intervento riguardanti l’allenamento. Tramite esso è possibile completare i criteri diagnostici sulla sarcopenia introdotti in letteratura da altri Autori.

 

Materiali e metodi

Nel periodo tra dicembre 2017 e gennaio 2018 sono stati valutati in totale 26 soggetti over 60 facenti parte rispettivamente del gruppo sperimentale e del gruppo controllo. L’età media dei due gruppi è di 65 anni. 15 soggetti over 60 (9 uomini di cui 5 completamente sedentari e 6 donne di cui 4 completamente sedentarie) hanno formato il gruppo sperimentale (GS) che è stato allenato per 15 settimane (17 settimane compresi i test) con una frequenza di 3 sedute settimanali da 60’ attraverso un intervento in palestra di PERSONAL TRAINING (allenamento su appuntamento con PT).

Hanno formato il gruppo di controllo (GC) 11 soggetti over 60 (6 uomini e 5 donne). Nel GC sono rientrati soggetti che praticano 2-3 volte alla settimana corsi di gruppo di ginnastica, corsi di gruppo su base aerobica e/o allenamento libero aerobico (principalmente camminata su tapis roulant), allenamento libero in sala attrezzi principalmente su macchine isotoniche.

I soggetti di questo gruppo avevano dai 2 ai 10 anni di pratica (ndr). All’inizio dello studio, dopo 6 settimane e alla fine del periodo di training, sono state stabilite sedute di valutazione per entrambi i gruppi inerenti le capacità motorie, le variabili antropometriche e di composizione corporea che hanno previsto la valutazione attraverso test funzionali.

 

 

Disegno Sperimentale

I test eseguiti per la valutazione di entrambi i gruppi sono stati:

 

  • Analisi tricompartimentale “funzionale” della composizione corporea tramite BIA

  • Analisi bicompartimentale antropometrica tramite plicometria e circonferenze

  • Cammino sui 6 min
  • Velocità del cammino sui 4 metri
  • 30 secondi per mettersi in piedi da seduti (30” squat sit to stand)
  • 30 secondi di flessione dell’avambraccio sul braccio con manubrio (30” arm curl)
  • Forza massima arti superiori (1RM panca piana bilanciere)
  • Forza massima arti inferiori (1RM leg press)
  • Forza relativa arti superiori (1RM/BW panca piana bilanciere)

  • Forza relativa arti inferiori (1RM/BW leg press)
  • Forza resistente dinamica arti inferiori (RM 70% leg press)
  • Unipedal stance test – equilibrio (occhi aperti e chiusi)

 

 

Abbiamo ritenuto opportuno che per diagnosticare la sarcopenia e la dynapenia ed operare un corretto recupero funzionale risulti essenziale e complementare ai dati clinici introdurre test di indagine sul campo che permettano di valutare la qualità, la funzionalità e la performance muscolare del soggetto, e non solo la quantità di skeletal mass (SM o indici simili). Al fine di completare ed approfondire ad uso dei colleghi allenatori, istruttori e personal trainer, la definizione e i criteri diagnostici di Sarcopenia dell’EGWSOP (2010, 2018) sono stati introdotti pratici e veloci test funzionali che permettono di approfondire e monitorare la qualità e la “funzionalità” muscolare dei soggetti adulti/anziani.

 

 

Protocollo

Il periodo di training dei 15 soggetti over 60 del GS ha avuto una durata di 15 settimane in cui tutti i soggetti coinvolti si sono sottoposti a 3 sedute settimanali da circa 60 minuti ciascuna sino a fine Aprile 2018 (totale: 45 allenamenti personalizzati). Il protocollo di intervento è stato così suddiviso:

 

  • 3 settimane adattamento generale (9 allenamenti)
  • 6 settimane lavoro ipertrofia (18 allenamenti)
  • 6 settimane forza + ipertrofia (18 allenamenti)

 

 

Dopo lo studio, sempre con alcuni soggetti allenati facenti parte sempre del GS, si è lavorato per lo sviluppo di potenza e RFD (Rate of Force Development). Proprio perché uno degli aspetti cruciali che viene meno con il passar dell’età è la perdita di forza e la velocità di espressione della stessa: viene a mancare la capacità di reclutare velocemente le fibre muscolari per assicurare l’efficacia dei movimenti nella vita quotidiana.

 

Analisi Statistica

I dati relativi al confronto tra GS e GC nei parametri funzionali e nelle determinazioni antropometriche (grafici X e Y) sono stati espressi come media ± SEM. La significatività statistica delle differenze tra le medie è stata valutata mediante ANOVA a una via, seguita da un test di Student-Newman-Keuls. E’ stata considerata significativa una probabilità inferiore al 5% (P <0,05).

I risultati nei test funzionali registrano variazioni significative sia nei soggetti maschi sia nelle femmine del GS rispetto ai soggetti del GC, che al contrario statisticamente non hanno registrato nessun miglioramento. I dati di composizione corporea presi in esame per quanto riguarda i soggetti maschi del GS registrano nel complesso variazioni significative rispetto al GC, mentre nei soggetti femmine del GS non si hanno miglioramenti statistici poiché le donne hanno probabilmente bisogno di più tempo per ottenere cambiamenti significativi di composizione corporea. Si sono registrati comunque variazioni in miglioramento di tutti i parametri rilevati, miglioramenti che sono risultati particolarmente importanti per stimolare la positività e l’aderenza al programma.

Interessante notare come nel GC, non solo non ci siano stati miglioramenti, ma siano stati addirittura registrati peggioramenti di quasi tutti i parametri. Questo è molto rilevante perché il GC non era composto da principianti che hanno iniziato un percorso di allenamento e non è nemmeno rimasto sedentario e inattivo. Al contrario si è allenato costantemente in palestra dalle 2 alle 3 volte a settimana, privilegiando le attività offerte dal club a fronte di un abbonamento (open o solo sala): questo dimostra l’inefficacia e l’inadeguatezza del tipo di training che addirittura potrebbe non supportare il mantenimento di una efficienza nel tempo data la sua “casualità”. Questi dati sinceramente ci hanno sorpreso!

I risultati riportati dal gruppo sperimentale (GS) confermano che un aumento di forza muscolare può portare a cascata un miglioramento di tutte le altre capacità condizionali e coordinative (resistenza, velocità, equilibrio ecc.) necessarie per una ottimale vita di relazione. Dai dati ottenuti (tabelle di analisi statistica oltre quelle pubblicate in questa sede) risulta fondamentale la valutazione della QUALITA’ muscolare di un soggetto rispetto alla sola quantità.

 

 

Un muscolo invecchiato ma allenato alla forza migliora notevolmente la funzionalità oltre ad allontanare i numerosi fattori che portano alla disabilità fisica e perdita di autonomia nell’anziano. Alcuni soggetti over 60 facenti parte del GS sono un esempio oltremodo efficace a conferma che è possibile avere una buona autonomia e qualità della vita, anche con poca massa muscolare, purché ci si alleni per conservarne e migliorarne la funzionalità passando attraverso l’incremento delle capacita’ di forza. Al contrario un soggetto che, pur rientrando nei cut-off quantitativi di riferimento per la massa muscolo scheletrica (sufficiente massa muscolare conservata) ma che non si alleni in maniera efficace e specifica, risulterà essere più fragile, meno indipendente e con una peggiore qualità della vita.

 

Il Punto Chiave

Numerosi soggetti del GC, con quantità maggiore di massa muscolo scheletrica (SM) risultano peggiori (attraverso i test funzionali di riferimento) dal punto di vista qualitativo-funzionale rispetto ad alcuni soggetti del GS che presentano una quantità minore di SM. A conferma di quanto detto risulta di particolare importanza sottolineare che, per determinare la qualità di vita del soggetto, sia più corretto valutare l’età biologica muscol-funzionale piuttosto che l’età anagrafica dello stesso e i “soli” Kg di muscoli.

I risultati delle osservazioni sperimentali confermano quanto presente in letteratura: l’esercizio contro resistenza (con “sovraccarichi” e in particolar modo le metodologie adattate di forza/ipertrofia) rappresenta la più importante contromisura per contrastare la sarcopenia, la dynapenia e il declino causato dall’invecchiamento.

Da sottolineare l’importante fenomeno dell’aderenza del gruppo sperimentale (GS), il quale ha mostrato una fantastica partecipazione attiva al lavoro dall’inizio sino alla fine dello studio. Fondamentale è stata anche la scelta di dividere il lavoro in piccoli gruppi di allenamento personalizzato (2-4 soggetti) poiché la socializzazione in un lavoro estremamente personalizzato è risultata essere un elemento motivante e incentivante.

I nuovi studi a riguardo danno buoni spunti per cercare di rallentare la sarcopenia affinché soggetti che si affacciano ad una età avanzata possano mantenere una buona qualità della vita, ma il tutto necessita di personale competente con grande professionalità, disponibilità, sensibilità e soprattutto conoscenze e capacità applicative specifiche.

Attuare un programma anti-aging personalizzando l’allenamento nel senso più completo del termine è la vera strategia efficace e preventiva. Più di qualsiasi prescrizione medica o pillola magica, spesso consigliata quando la condizione sarcopenica si è già instaurata da tempo ed è difficilmente contrastabile.

 

 

Invecchiare è una conseguenza inevitabile della vita, ma non necessariamente l’invecchiamento deve essere associato al concetto di fragilità, perdita di indipendenza e autonomia. Le idee sulla vecchiaia vanno cambiate: iniziando quando si è molto giovani (ONU, 2000). Sapendo che si invecchia dal momento che si nasce fino a quando si muore e prendendo coscienza che invecchiare è un processo non un accidente: è una necessità della condizione umana. Si deve promuovere una società “active ageing” ovvero con un “invecchiamento attivo”, sostenendo la capacità di condurre una vita produttiva per la società e per se stessi. (OCSE, 2000). Nonostante lo stato dell’arte sulla fisiologia dell’invecchiamento ci sia d’aiuto, le varie figure professionali ed istituti sanitari competenti non sono ancora completamente scesi in campo al fine di offrire ai soggetti senior un approccio multidisciplinare con personale specializzato, per garantire loro un vero intervento anti-aging, come efficace proposta di training quotidiano ben strutturato basato sull’incremento/mantenimento della massa muscolare e dell’espressione di forza.

 

Crediamo fortemente che questa strada sia la chiave per garantire un invecchiamento di successo non “in assenza di malattia” ma “in efficienza fisica”. Un miglioramento della qualità della vita con una riduzione dell’invalidità funzionale (healthspan), che si tramuterebbe anche in una sensibile diminuzione dei costi sociali a carico dello Stato.

 

 

 

a cura di Stefano Zambelli MFS M.Sc. Direttore Tecnico ISSA Europe

e Alessandro Carbone – Dottore in Scienze Motorie

 

 

 

 

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