Background
I sintomi da reflusso sono di comune riscontro negli atleti ed hanno un impatto sfavorevole sulla performance sportiva. La natura dei possibili meccanismi che sottendono al fenomeno sono oggetto di discussione tra i vari addetti ai lavori e molteplici sono le ipotesi formulate al riguardo. Herregods e Coll. in uno Studio del 2016 su 10 giovani volontari sani praticanti podismo, utilizzando una ph-manometria, hanno riscontrato che, nel corso dell’esercizio, si palesava un rilasciamento dello sfintere gastro-esofageo inferiore e che, in 6 dei soggetti-campione, si rendeva evidente la presenza di un’ernia iatale, non presente nell’esame di base. Gli Autori concludevano asserendo che la corsa può indurre reflusso quasi esclusivamente tramite rilasciamento dello sfintere gastro-esofageo. Altre concause sarebbero l’aumento della pressione addominale, il movimento corporeo, una modificazione della morfologia della giunzione esofago-gastrica e un decremento della clearance esofagea durante esercizio.
Successivamente, una review di Boulet e Coll., pubblicata su Chest del 2017, correlava la presenza di sintomi respiratori (tosse) con quella di sintomi da reflusso gastro-esofageo, mettendo in evidenza la carenza di studi in materia, sebbene la MRGE fosse un fenomeno di frequente riscontro nella popolazione sportiva. Peraltro, molto sovente i sintomi sono assolutamente sovrapponibili, ponendo notevoli problematiche di diagnosi differenziale tra quella ben conosciuta come asma da sforzo, ovvero Broncospasmo Esercizio-Indotto (BEI) e la MRGE.
Un dato certo è che, indubbiamente, entrambe le sindromi possono essere scatenate dallo sforzo fisico. Nell’ambito degli studi reperibili in letteratura, viene dato particolare risalto al ruolo della corsa di endurance nella genesi della MRGE, mentre solo alcuni Autori correlano l’insorgenza della sindrome alla pratica di altre tipologie di discipline sportive, quali il surf (Norisue e Coll. 2009), il ciclismo il triathlon ed il sollevamento pesi (Collings e Coll. 2003), ma per tutti, il comune denominatore di tutte le attività era ritenuto essere l’intensità strenua dell’esercizio. Altra componente non trascurabile è sicuramente rappresentata dall’alimentazione pre-esercizio, tanto in termini cronologici, quanto in termini di qualità e natura degli ingesta. Infatti è risaputo che fare attività fisica subito dopo aver mangiato costituisce un fattore di rischio per MRGE, ma è altrettanto noto che questa dipende fortemente dal tipo di alimenti assunti.
In particolare, se si ingeriscono cibi ad elevata tendenza acidificante come quelli zuccherini o grassi, bevande edulcorate, thè, caffè, cioccolata, pomodoro, ovvero cibi troppo caldi o troppo freddi, nell’immediato periodo precedente uno sforzo fisico intenso, specialmente se l’attività praticata induce un aumento della pressione nel torchio addominale, il reflusso è estremamente probabile.
Strategie preventivo-terapeutiche
Nel passato, anche recente, le uniche armi a disposizione del Medico nei confronti della MRGE, erano rappresentate dalla somministrazione di farmaci, tra i quali i più diffusi erano appartenenti alle categorie seguenti:
- Antiacidi (azione di neutralizzazione dell’HCL gastrico);
- Inibitori di pompa protonica (bloccano la secrezione acida);
- Protettori della mucosa (elevano una barriera protettiva);
- Procinetici (migliorano la motilità e favoriscono il transito esofageo e gastrico).
Alla terapia medica si associava, com’è ovvio, un’adeguata terapia nutrizionale, volta all’esclusione di alimenti ad azione irritante nei riguardi della mucosa gastrica, come ad esempio alcune spezie, bevande xantiniche (caffè, coca cola, redbull, energy drink, etc), cioccolato, cibi ad elevata concentrazione di grassi ed alcolici ad alta gradazione. Tuttavia, nel caso dello sportivo/atleta, molti farmaci non si dimostrano efficaci appieno e necessiterebbero di concentrazioni e dosaggi non del tutto proponibili ed accettabili, anche in ragione dei non trascurabili effetti collaterali. Per cui l’intervento del Medico Sportivo va orientato nel senso di una gestione oculata tra allenamenti/gare, regime nutrizionale e terapia/integrazione.
Laddove possibile quest’ultima dovrebbe costituire una via preferenziale, in tal senso di recente un’Azienda italiana ha elaborato un duplice device medico, di cui il primo è rappresentato da un integratore idrosalino contenente una giusta titolazione in Na, Ca, Mg, K e Zn, che consente una personalizzazione del dosaggio in rapporto alla situazione contingente, in particolare per quanto attiene alla neutralizzazione del pH, spinto fortemente verso livelli inferiori a causa della forte concentrazione di lattato.
Il secondo è un prodotto del tutto innovativo, di estrazione per lo più naturale (alghe), che combina un’azione meccanica a quella dei principi attivi in esso contenuti, la cui sinergia consente di limitare l’insorgenza e l’intensità dei sintomi da reflusso (pirosi, rigurgito, disfagia, tosse, disfonia) oltre tutto in una comoda e pratica formulazione orale in stick, che ne rende possibile l’assunzione anche durante l’esercizio fisico.
Conclusioni
Per fare una chiosa a questa breve trattazione è opportuno ribadire che lo sport, praticato ad elevati livelli di impegno e di un certo tipo, può indurre reflusso gastro-esofageo anche in soggetti peraltro sani, ma è altresì acclarato che l’esercizio fisico praticato low impact, associato ad accorgimenti nutrizionali, può rivestire un ruolo preventivo e/o terapeutico nei riguardi della MRGE, come riportato in importanti studi pubblicati su GUT (2004) e sul World Journal of Gastroenterology (2012).
a cura di Patrizio Ripari – Medico Chirurgo Specialista in Medicina dello Sport e Cardiologia – Direttore Centro Universitario di Medicina e dello Sport, Università di Chieti
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