ALLENAMENTO E TESSUTO ADIPOSO BRUNO

 

Il corpo umano contiene piccoli quantitativi di tessuto che “brucia” le calorie, chiamato tessuto adiposo bruno (BAT), che trasforma l’energia del cibo direttamente in calore. Il tessuto adiposo bianco invece fa l’opposto, cioè accumula l’energia.

 

Dal punto di vista fenotipico il BAT promuove la termogenesi senza brividi e aiuta gli animali e gli esseri umani ad adattarsi al freddo e alle sue conseguenze.
Uno studio di Annals of Nutrition & Metabolism dell’Università svolto in Spagna, dice che l’esercizio fisico intenso e prolungato potrebbe attivare il BAT: questo supererebbe il fatto che il BAT stesso è attivato dal sistema nervoso simpatico con la tecnica del “mordi e fuggi” per far fronte ad un esercizio fisico importante, ad uno stress e per le emergenze.

 

L’esercizio fisico costante ha l’effetto di aumentare l’attivazione del tessuto adiposo bruno in maniera costante; in questo modo si aiuta la dispersione di più calorie e si consumano più grassi. I ricercatori deducono che ogni soggetto ha un contenuto di BAT diverso e che l’attività fisica, rivolta a combattere l’obesità, deve essere adeguata al singolo individuo e testata frequentemente per ottenere parametri di valutazione concreti.

 

CARNOSINA E BETA-ALANINA

 

La carnosina, che proviene dall’alanina, è un antiossidante importante che interviene beneficamente nel complesso meccanismo della morte cellulare ed ha un’azione tampone sull’acido lattico che causa senso di fatica durante l’attività fisica. Infatti i livelli di carnosina nel muscolo sono altamente legati alla capacità  massima di esercizio: assumendo integratori di carnosina o di beta-alanina si aumentano i livelli di carnosina nel muscolo, migliorandone l’attività.

 

Uno studio condotto da ricercatori belgi e pubblicato su Frontiers in Nutrition ha dimostrato che un allenamento per la forza condotto con intensità e volume alti non ha come effetto un aumento della formazione di carnosina proveniente specificamente dal metabolismo della beta-alanina.

 

Partendo quindi dall’assunto che l’allenamento non ha effetti sul carico di carnosina indotto dalla beta-alanina, i ricercatori ritengono opportuno che per avere benefici importanti bisogna implementare l’integrazione per via orale.

 

 

INATTIVITA’ DA COMBATTERE

 

La promozione dell’esercizio fisico meriterebbe una priorità maggiore di quanto non abbia adesso, specie per le donne in età adulta. Ne sono convinti i ricercatori dell’Università del Queensland in Australia, che hanno pubblicato sul British Journal of Sports Medicine uno studio riferito a quattro fattori di rischio cardiovascolare: l’eccesso di peso, il fumo, l’ipertensione e l’inattività fisica.

 

Con un’indagine statistica su più di 32.000 soggetti, suddivisi in fasce di età, si è evidenziato che la prevalenza dell’inattività fisica e dell’ipertensione è aumentata lungo tutto l’arco della vita dai 22 ai 90 anni, passando rispettivamente dal 48 all’81% e da meno del 5% al 47%.
L’estrapolazione ulteriore dei dati applicati alle donne australiane fa emergere che l’inattività fisica è responsabile del 51% delle malattie cardiache nelle donne tra i 31 e i 36 anni e del 23,5% in quelle tra gli 85 e i 90.

 

La conclusione è che la riduzione del fumo tra i giovani resta una priorità assoluta, come dovrebbe diventare anche la promozione dell’attività fisica, con ricadute benefiche sul controllo del sovrappeso, dell’obesità, della sindrome metabolica e comunque delle malattie cardiovascolari.

 

 

SPRECO ENERGETICO E DIETA SEVERA

 

Il 90% delle persone che perdono peso con una dieta rigida lo riacquistano entro un anno. Sulla rivista Nutrition Hospitalaria è stata pubblicata una ricerca dell’Università del Cile su un numero elevato di donne in sovrappeso che si sottoponevano ad una dieta con una severa restrizione calorica. I risultati hanno confermato ancora una volta che il metabolismo rallenta notevolmente, specie anche il dispendio energetico a riposo.

 

Viene confermato che in coloro che eseguono attività fisica il dispendio energetico a riposo risulta più alto, proprio per la presenza di maggiori masse muscolari.
Ancora una volta però una dieta rigida tende a ridurre drasticamente le masse muscolari anticipatamente alla massa grassa, creando uno squilibrio sia ormonale che metabolico non utile alla salute metabolica del soggetto.

 

 

CREATINA E PERFORMANCE

 

Sono moltissimi gli studi che hanno dimostrato che gli integratori di creatina aumentano sia la forza sia la massa muscolare: aumentano infatti sia l’ATP sia il creatinfosfato, che sono i carburanti altamente energetici delle cellule, sia l’attivazione delle cellule satelliti per l’ipertrofia/iperplasia muscolare.

 

Si sa inoltre che la creatina, entrando nella cellula, porta con sé una molecola di acqua e quindi alcuni fisiologi avevano supposto che, dato che l’endurance nella corsa richiede che l’atleta supporti il proprio peso corporeo, era possibile ipotizzare che per assurdo la creatina diminuiva la resistenza nella corsa, aumentando il peso corporeo dell’atleta.

 

Sull’International Journal of Sports Medicine alcuni ricercatori della University of North Carolina hanno sconfessato tale ipotesi, rilevando che l’assunzione di 20 grammi al giorno di creatina per 5 giorni non ha effetti sulla VO2max e non interferisce sulla capacità di endurance del soggetto.

 

I ricercatori quindi hanno concluso che i corridori possono assumere in modo sicuro la creatina, senza che questa interferisca con la performance.

 

 

VIAGRA PER LE DONNE..

 

Secondo studi epidemiologici il 40% delle donne soffre di calo del desiderio, con conseguente reazioni ansiose e depressive sia nell’elemento femminile che nei partner. Un articolo pubblicato su Nursing for Women’s Health riferisce che la FDA ha approvato l’utilizzo del flibanserin per trattare il calo di desiderio nelle donne: una metanalisi ha rivelato che il farmaco aumenta la libido, la frequenza dei rapporti, l’orgasmo.

 

Questa molecola non è un ormone, ma funziona stimolando i centri specifici del cervello legati al sesso, aumentandone la motivazione e il senso di appagamento. Le prime molecole avevano numerosi effetti collaterali, come vertigini, nausea, insonnia e quindi avevano impedito alla FDA di approvare il medicinale.

 

La nuova formulazione ha diminuito questi effetti collaterali. Non è possibile confrontare l’effetto del flibanserin con le analoghe molecole utilizzate per l’uomo perché i problemi sessuali tra i due sessi sono complessi, specificamente nella componente femminile.

 

Attorno al desiderio ruotano: stress, problemi di coppia, difficoltà a raggiungere l’orgasmo, perdita di intimità, scarsa salute metabolica, che rendono difficile l’efficacia di tale categoria di farmaci.

 

SALUTE, ALLENAMENTO, DIETA

 

La maggior parte degli studi dimostra che per ottenere una perdita di peso effettiva è necessario ridurre le calorie, ma anche eseguire più esercizio fisico. Sulla rivista International Journal of Sports Nutrition and Exercise Metabolism alcuni ricercatori affermano che la sola riduzione calorica alimentare incide ben poco sul miglioramento della salute metabolica.

 

Hanno confrontato due gruppi di soggetti paragonando la perdita di peso e i marker metabolici: per raggiungere questo scopo un gruppo si era affidato solo alla dieta ipocalorica, mentre l’altro all’esercizio fisico, per un periodo di 24 settimane.

 

I soggetti di entrambi i gruppi hanno perso una media di 3,6 chili, ma i marcatori dell’infiammazione e della regolazione della glicemia hanno rivelato miglioramenti più netti nel gruppo che faceva allenamento fisico. Essi sono giunti alla conclusione che l’allenamento è il modo migliore per migliorare la salute metabolica: provare a perdere peso soltanto attraverso la restrizione calorica sarebbe controproducente a lungo termine per la salute, per l’aspetto
fisico e per la longevità.

 

Va però puntualizzato che esistono numerosi studi sugli animali che hanno individuato che diete modestamente ipocaloriche aumentano al contrario la longevità degli elementi testati. È opportuno ritenere quindi che l’accoppiata vincente per ottenere una consolidata perdita di peso sia una dieta ipocalorica con un appropriato esercizio fisico.

 

 

PRESTAZIONI ATLETICHE E VITAMINE

 

Troppe vitamine ostacolano l’allenamento dei maratoneti?

 

Questo è emerso da uno studio condotto dall’Università di Oslo e pubblicato sul Journal of Physiology, in cui si rileva che la somministrazione di vitamina C e vitamina E non avrebbero effetti positivi sulla risposta muscolare all’esercizio fisico prolungato.

 

A due gruppi di atleti di maratona è stato somministrato per 11 settimane, ad un gruppo del placebo e all’altro un grammo di vitamina C e 235 mg di vitamina E giornalmente. I due gruppi sono stati sottoposti ad un beep-test, un esame in cui bisogna correre sempre più velocemente, seguendo il ritmo di un segnale sonoro.

 

I campioni di sangue e le biopsie muscolari non hanno dimostrato significative differenze, specie a carico del numero dei mitocondri, dove avviene la respirazione cellulare e dove vengono soddisfatte le maggiori richieste metaboliche imposte dallo sforzo. Secondo questi autori addirittura l’integrazione di vitamina C ed E rallenta la produzione di proteine mitocondriali necessarie per migliorare la tolleranza allo sforzo.

 

Le conclusioni sono state contestate dagli studi condotti dall’Università inglese di Loughborough, dipartimento di
biochimica, che hanno sottolineato che gli stessi ricercatori norvegesi non avevano trovato, in termini di prestazioni atletiche, differenze tra i due gruppi. Le opinioni del dipartimento di biochimica sono molto critiche su questo tipo di studio e giungono alla conclusione che non essendoci studi ulteriori, oltre che la revisione della letteratura, nessun atleta, professionista o dilettante che sia, dovrebbe preoccuparsi di assumere questo tipo di integrazione.

 

Data l’importanza delle due vitamine come elementi antiossidanti, ci si aspetta che in letteratura qualcuno ponga in essere studi in doppio cieco per meglio definire questo tipo di problema.

 

 

 

 

 

a cura del Comitato Scientifico

 

 

 

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