ALLENAMENTO PER LA FORZA NEI BAMBINI
Secondo l’American Academy of Pediatrics, con adeguata supervisione, i bambini di ogni età possono beneficiare dell’allenamento per la forza che dovrebbe essere inserito nei programmi di attività fisica scolastica.
Il lavoro pubblicato su Pediatrics esamina gli studi più recenti su rischi e benefici dell’allenamento per la forza nei bambini e considera che scopo di quest’ultimo è aumentare la capacità di sostenere a lungo un certo sforzo, coinvolgendo importanti masse muscolari e l’intero apparato cardio-circolatorio e respiratorio.
Sottolinea la necessità di adottare metodologie sotto un’adeguata supervisione: tale allenamento dovrebbe far parte delle lezioni di educazione fisica e dei programmi sportivi per i giovani.
Le raccomandazioni indicano che prima di iniziare questo tipo di percorso, i bambini dovrebbero consultare obbligatoriamente un medico; quindi l’allenamento andrebbe integrato con quello aerobico e altre tecniche di fitness in un contesto adeguato allo sviluppo fisico individuale. un’attività fisica efficace a breve e lungo termine; successivamente alternare esercizi di riscaldamento dinamico a momenti di stretching meno intenso; incoraggiare i partecipanti ad assumere liquidi in modo adeguato oltre a seguire una corretta alimentazione.
La supervisione deve valutare qualsiasi sintomo avverso o l’overtraining, specie prima di partecipare a competizioni o di proseguire il programma di attività fisica.
[Stricker PR, Faigenbaum AD, McCambridge TM, Council on Sports Medicine and Fitness. Resistance Training for Children and Adolescents. Pediatrics. 2020 Jun;145(6):e20201011.]
CARENZA DI SONNO E DISLIPIDEMIA
Numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato una stretta associazione tra la mancanza di sonno e alcuni disturbi metabolici caratterizzati da una infiammazione cronica di basso grado, come la sindrome metabolica, l’obesità, il diabete mellito e l’aterosclerosi. Tuttavia i percorsi molecolari e i messaggeri biochimici coinvolti in questi effetti sono in gran parte ancora sconosciuti.
Alcune ricerche hanno evidenziato come una riduzione del sonno a 4-5 ore a notte per due settimane porti una attivazione della risposta immunitaria, modifichi il metabolismo del glucosio inducendo insulino-resistenza e interferisca nella sintesi delle macromolecole; tuttavia in questi studi i livelli di lipidi serici hanno mostrato solo una lieve o incoerente variazione rispetto ai valori normali di riferimento.
In un lavoro pubblicato sulla rivista Scientific Reports ricercatori finlandesi hanno esaminato quasi 3000 individui, precedentemente arruolati in studi dedicati al metabolismo per caratterizzare i fattori di rischio per le malattie metaboliche e cardiovascolari nella popolazione finlandese sia a livello epidemiologico sia a livello genetico.
I risultati hanno dimostrato che la carenza di sonno (meno di cinque ore a notte) era associata a una attivazione della risposta infiammatoria, con un aumento delle principali interleuchine pro-infiammatorie e una diminuzione dell’espressione dei geni che codificano i trasportatori del colesterolo.
Le analisi metabolomiche hanno inoltre evidenziato che i soggetti che dormivano 4-5 ore a notte presentavano un’alterazione del profilo lipidico plasmatico, con un aumento del colesterolo LDL e una concomitante riduzione del colesterolo HDL.
Questi risultati suggeriscono che la carenza prolungata del sonno sia in grado di modificare la risposta infiammatoria e le vie di trasporto del colesterolo e di sintesi delle lipoproteine sieriche a livello di espressione genica, aumentando quindi il rischio di sviluppare malattie cardiometaboliche.
I ricercatori puntualizzano tuttavia che sono necessari ulteriori studi per approfondire le cause di tale associazione.
ETICHETTE E PREVENZIONE NEL DIABETE
I risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition mostrano che esiste una associazione tra l’uso di etichette nutrizionali e il rischio di diabete a lungo termine. I ricercatori del Department of Chronic Disease Epidemiology alla Yale School of Public Health di New Haven (Connecticut) affermano che l’uso regolare di leggere le etichette nutrizionali può avere implicazioni a lungo termine importanti sulla salute.
Per quanto è conosciuto, il ruolo dell’etichetta nutrizionale nella protezione contro lo sviluppo di malattie croniche era inesplorato in maniera prospettica prima di questo studio. I ricercatori hanno voluto testare l’associazione tra l’utilizzo di etichette nutrizionali e il rischio di una diagnosi futura di diabete in una coorte multietnica statunitense, con dati derivati dallo studio tuttora in corso denominato National Longitudinal Survey of Youth – 1979 (NLSY 79).
Dal 2002, in cinque punti temporali di follow up, 7150 giovani adulti di varie etnie, senza diabete al basale, sono stati seguiti prospetticamente per verificare l’eventuale diagnosi di diabete incidente mediante l’utilizzo di questionari, interviste telefoniche o di persona. L’uso della lettura delle etichette tradizionali, la diagnosi di diabete, il momento della diagnosi di diabete e tutte le covariate sono stati segnalate dai pazienti.
Tra il gennaio 2002 e il settembre 2013, 430 partecipanti hanno ricevuto diagnosi di diabete. L’analisi statistica, effettuata con la regressione di Cox, ha suggerito che negli utilizzatori di lettura della etichetta nutrizionale il rischio di sviluppare il diabete è diminuito significativamente con il tempo rispetto al rischio di chi non utilizzava il metodo di leggere le etichette nutrizionali.
Lo studio documenta una associazione tra l’uso dell’etichetta nutrizionale e un rischio inferiore di diabete nel lungo termine negli adulti statunitensi. Ulteriori ricerche longitudinali saranno necessarie per confermare questi importanti risultati, per meglio comprendere i mediatori dietetici delle associazioni osservate.
Al termine dello studio i ricercatori auspicano che siano approvate nuove leggi che rendano obbligatorio l’uso dell’etichetta anche nei negozi e distributori automatici di cibi e bevande, ma specialmente che si possa arrivare ad un tipo di etichetta più facile da leggere per il consumatore.
[Kollannoor-Samuel G, Shebl FM, Hawley NL, Pérez-Escamilla R. Am J Clin Nutr. 2017 May;105(5):1079-1085.]
a cura del Comitato Scientifico ISSA Europe
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