É l’articolazione con maggiore mobilità sui tre assi spaziali e va incontro spesso a infortuni da trauma diretto o da sovraccarico o da esercizio incongruo.

L’anatomia della spalla la trovate raffigurata dappertutto, quindi ci limiteremo a qualche descrizione. Può essere discussa principalmente in tre sistemi di coordinamento: ossa, muscoli e tessuti connettivi. L’elemento centrale della spalla è la sua articolazione sferica o enartrosi. Mentre il pollice opposto viene spesso accreditato come l’articolazione ossea più unica della
specie umana, lo stesso argomento può essere fatto per la spalla versatile. In parte a causa delle esigenze della moderna industria dell’intrattenimento sportivo, l’anatomia della spalla e la sua kinesiologia, o analisi del suo movimento, sono state come detto ben studiate. L’osso del braccio superiore, chiamato omero, è articolato nella sua estremità anteriore da un grande cappuccio quasi perfettamente emisferico chiamato semplicemente testa.  Si annida perfettamente all’interno di una concavità dell’osso della scapola. Questa cavità glenoidea e l’omero costituiscono il giunto sferico, ammortizzato per ruotare liberamente da un tessuto osseo più morbido chiamato cartilagine. L’articolazione viene tenuta insieme in posizione con un complesso sistema muscolare e l’aiuto di tendini e legamenti. I vari muscoli che lavorano in combinazione consentono all’articolazione della spalla di funzionare con una straordinaria gamma di movimenti. Nell’articolazione della spalla, appunto, sono possibili movimenti attorno a tre assi principali. Attorno ad un asse sagittale si ha l’adduzione e l’abduzione, attorno ad un asse frontale l’antiversione e la retroversione (sollevamento del braccio in avanti e indietro), e attorno all’asse longitudinale dell’omero la rotazione all’interno e all’esterno.
Dalla posizione di riposo è possibile un’abduzione di circa 90° e una adduzione di circa 10°. Un più accentuato sollevamento del braccio è ostacolato dall’acromion, dal legamento coraco-acromiale e dal processo coracoideo. Il braccio penzolante può essere sollevato in avanti e all’esterno per circa 105°, nel piano sagittale per circa 60°. L’entità della rotazione, sia esterna che interna, dipende dalla posizione dell’omero. Viceversa la rotazione interna e soprattutto quella esterna limitano la possibilità di abduzione, di antiversione e di retroversione.

Quali sono gli esercizi per la riabilitazione della spalla?

È un argomento borderline perché comporterebbe un’ampia disamina di patologie che sono però di competenza dello specialista: in questo caso ci limiteremo ad indicare alcuni esercizi utilizzati in riabilitazione e che possono essere condotti, dopo opportuna pratica, anche in palestra, anzi diremmo proprio in una palestra in cui lavora del personale preparato.

 

 

Il pendolo

È un esercizio che può essere effettuato da: seduti, in piedi e in posizione prona. Bisogna rilassare completamente il braccio e compiere dei piccoli movimenti di oscillazione o circonduzione con un peso di massimo 2kg o peso differente in risposta alla compliance del cliente e all’insorgenza eventuale di dolore. Ripetere l’esercizio per circa 2-3 minuti.

 

 

Rotazione prono-supinazione

Posizionarsi accanto ad un tavolo e appoggiare il braccio sano con il tronco piegato in avanti. Ogni movimento deve essere svolto con un peso leggero di circa ½ Kg. Svolgere dei piccoli movimenti di rotazione in senso orario e antiorario. Eseguire questo esercizio per circa 2-3 minuti

 

 

Flessione

L’esercizio può essere svolto da seduti, in piedi e in posizione supina. Iniziare incrociando le dita tra loro, con le braccia tese in appoggio sull’addome. Sollevare lentamente le braccia sopra la testa sino a quando non si avverte uno stiramento. Riportare le braccia sull’addome. Mantenere la posizione per circa 20 secondi, ripetendo questo esercizio 3 volte.

 

 

Stretching dei pettorali

Posizionarsi di fronte ad una porta aperta e appoggiare le mani e gli avambracci ai montanti laterali. I gomiti dovranno essere flessi a 90° e allo stesso livello delle spalle. Procedere avanzando lentamente e con piccoli movimenti sino a quando non si avverte uno stiramento nella zona anteriore delle spalle. Ripetere l’esercizio 3 volte per 20 secondi.

 

Estensione dell’arto

Sedersi ad un tavolo con il braccio interessato appoggiato su di esso. Portare in avanti il corpo, stendendo il braccio sino a quando non si avverte uno stiramento. Ripetere l’esercizio, piegandosi di lato con il tronco e stendendo lentamente l’arto interessato.

 

 

Abduzione e adduzione

In piedi e in posizione eretta, stendere il braccio interessato appoggiando la mano sulla coscia. Sollevare il braccio effettuando movimenti lenti e cauti. Ritornare alla posizione di partenza. Ripetere l’esercizio per 5 volte.

 

 

Stabilità della scapola

Posizionarsi in piedi con il tronco rivolto verso il muro e le braccia allargate verso l’esterno. I gomiti devono essere flessi a 45° gradi e appoggiati alle pareti. Per facilitare l’esecuzione dell’esercizio, interporre un asciugamano o un cuscino tra i gomiti e la parete. Spingere i gomiti contro le pareti portando il busto in avanti e mantenendo questa posizione per circa 20 secondi. Svolgere questo esercizio per 10 volte.

 

 

Rotazione interna

Servirsi di un elastico (teraband®) per poi afferrare la sua estremità superiore con l’arto sano e quella inferiore con l’arto danneggiato. Portare l’elastico dietro la schiena. Portare verso l’alto l’elastico e mantenere la posizione di sollevamento per circa 5 secondi. Ripetere l’esercizio 10 volte.

 

 

Estensione della spalla

Procurarsi un elastico (teraband®) e portarlo dietro la testa. Mantenere i gomiti estesi al livello dei fianchi e i palmi delle mani in posizione prona (all’indietro). Procedere con un movimento lento, spingendo all’indietro l’elastico in modo da allontanarlo dal corpo senza mai flettere il busto in avanti. Portare l’elastico verso l’alto con entrambe le mani. Svolgere l’esercizio effettuando 10 ripetizioni per lato per 5 secondi.

 

 

Anteposizione e retrazione delle spalle

L’esercizio va svolto in piedi mantenendo la schiena dritta. Portare le spalle in avanti mantenendo la posizione per 2 secondi.
Ripetere l’esercizio all’indietro, con le spalle verso l’esterno. Tornare alla posizione di partenza e ripetere l’esercizio per 10 volte. Come si vede, la maggior parte degli esercizi viene svolta autonomamente da parte del cliente sotto la supervisione del tecnico: ecco la necessità di eseguire un accurato fi t check per evitare sorprese. Un esempio classico è quello relativo al cliente che riferisce di aver avuto nel passato una lussazione di spalla da cui è perfettamente guarito. Tutto ciò non è vero perché nel momento in cui la testa omerale esce dalla sua sede naturale dilata la cartilagine articolare per cui quella diventa, come si dice in termine tecnico, “una spalla instabile”. Ciò potrebbe portare a gravi inconvenienti nel caso si facessero per esempio aperture laterali in panca con pesi pesanti. Professionalità e precisione sono gli elementi fondamentali nel corretto rapporto tra l’operatore e il suo assistito.

 

 

 

Silvano Busin, Direttore Scientifi co ISSA Europe

 

 

 



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