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Uno studio pubblicato da BMJ Open ha esaminato gli effetti dell’attività fisica sulla qualità del sonno. Questo lavoro rivela come una costante attività fisica riduca i sintomi dell’insonnia e migliora la durata del sonno negli adulti.
I risultati dello studio
Lo studio è stato guidato da Erla Bjornsdottir della Università di Reykjavik, in Islanda. La ricerca ha coinvolto 4.339 partecipanti e ha valutato l’attività fisica all’inizio dello studio e dopo un periodo di 10 anni. Questo confronto ha evidenziato che coloro che mantenevano un livello costante di attività fisica erano meno soggetti a trovare difficoltà nell’iniziare il sonno.
Inoltre, in questo campione non si verificavano durate estreme del sonno, sia brevi che lunghe, rispetto a coloro che non praticavano nessuna attività fisica.
Più nello specifico, il 37% dei partecipanti era persistentemente non attivo, il 25% era persistentemente attivo, il 20% è diventato inattivo e il 18% è diventato attivo dall’inizio al follow-up. I partecipanti che erano persistentemente attivi avevano meno probabilità di segnalare difficoltà nell’iniziare il sonno, una breve durata del sonno di ≤6 ore/notte e un lungo sonno di ≥9 ore/notte rispetto ai soggetti persistentemente non attivi.
La ricerca conferma il legame tra attività fisica e sonno
Risulta quindi evidente dai numeri che le persone fisicamente attive hanno un rischio minore di sviluppare sintomi di insonnia o di dormire troppo poco o a lungo. Inoltre, poco esercizio determina anche maggiore sonnolenza diurna.
D’altra parte, nonostante l’affidabilità e il vasto campione dello studio, gli autori hanno riconosciuto alcune limitazioni, tra cui la mancanza di dati oggettivi sulla attività fisica e la misurazione della sonnolenza diurna e della durata del sonno basata su questionari.
Resta ovviamente la difficoltà nel trovare il percorso risolutivo del problema del sonno che è diffusissimo e coinvolge circa il 70% della popolazione. Ulteriori ricerche potranno indicare quali strategie utilizzare per mitigare o ridurre questo disturbo. L’importanza dell’attività fisica anche nel contesto dei problemi inerenti al sonno, però, si consolida.
Bibliografia: Università di Reykjavik, in Islanda