Stare a dieta non basta

L’essere umano è un sistema termodinamico aperto, nel quale produzione e consumo di energia e materia avvengono continuamente; all’interno di questo sistema, le nostre cellule sono come sensori che percepiscono l’ambiente che le circonda e rispondono adattandosi di conseguenza, cercando di mantenere l’omeostasi, ovvero il perfetto equilibrio tra tutti i sistemi. Uno dei segnali esterni al quale il nostro corpo è sottoposto quotidianamente è la dieta.

 

Negli ultimi trent’anni, e forse anche di più, la ricerca scientifica si è dedicata allo studio dell’obesità e a tutti i meccanismi genetici, epigenetici, molecolari, psicologici e fisiologici che la caratterizzano.

 

Si è sempre predicato che per poter dimagrire bisogna introdurre meno energia di quella che si consuma (il concetto viene chiamato CICO, ovvero Calories In Calories Out). Da qui è nato un “movimento”, tutto made in USA, che si chiama IIFYM (If It Fits Your Macros), ovvero mangia quello che vuoi, purché rientri nei tuoi macros, nelle tue calorie giornaliere.

 

Non stupisce il fatto che questa filosofia dietetica venga proprio dagli Stati Uniti, uno dei paesi con il tasso di obesità più alto al mondo, il 42,4% secondo il National Center for Health Statistics (NCHS) (fonte https://www.cdc.gov/nchs/products/databriefs/db360.htm); certo, con una popolazione così ineducata da un punto di vista alimentare, qualsiasi dieta diventa efficace, purché il soggetto mangi meno di quello a cui è abituato di solito.

 

L’IIFYM infatti riscuote parecchio successo in America ed è anche efficace nella riduzione del peso in soggetti fortemente obesi. Potrebbe essere considerato un primo step nel dimagrimento: inizia col mangiare meno, perdi peso e riduci più velocemente possibile tutti i fattori di rischio che potrebbero portarti a una morte prematura.

 

Bisogna fare i conti con la dura realtà: le calorie non sono tutte uguali. La qualità della dieta incide molto più del mero calcolo calorico sulla salute e sulla fisiologia.

 

L’obesità è solo la manifestazione più evidente di uno stile alimentare completamente fuori controllo; nel nuovo millennio, bisogna allargare la visione d’insieme verso il concetto di infiammazione cronica di basso grado, sotto il quale ricadono molte delle manifestazioni cliniche dell’era moderna.

 

 

Come può quello che mangiamo influire così tanto sullo stato infiammatorio? Basti pensare a quanto il nostro stile alimentare moderno si sia allontanato dalla Dieta Mediterranea; la Western Diet è arrivata fino a noi.

 

Ogni giorno consumiamo prodotti confezionati della grande distribuzione, mangiamo al fast food, facciamo colazione al bar, pranzo al self service e spesso ci facciamo consegnare la cena a casa perché non abbiamo tempo o voglia di cucinare.

 

 

La dieta moderna manca di nutrimento (fibre e vitamine in primis), abbonda di zucchero, di proteine di scarsa qualità e di grassi vegetali. Dato che quello che mangiamo non svanisce nel nulla una volta ingerito, ma viene trasformato e utilizzato dal nostro corpo, è logico pensare che uno stile alimentare del genere possa essere causa di disfunzioni a livello del tratto gastrointestinale.

 

L’intestino è l’organo che più subisce le offese perpetrate da una dieta sbagliata e, dato che il nostro corpo non è composto da singole parti ma è un unico insieme sinergico, quando l’intestino perde equilibrio e funzionalità, tutta la nostra fisiologia è compromessa.

 

La perdita di equilibrio nella composizione della flora microbica è definita disbiosi, ed è spesso causa di fastidiosi gonfiori, malassorbimento e cattiva digestione, fino addirittura ad avere un ruolo influente sull’umore e sulla qualità del sonno.

 

La perdita di funzionalità è definita leakygut: la mucosa intestinale, perdendo la sua funzione di barriera, rilascia piccole molecole che attivano il sistema immunitario, avviando un processo di infiammazione di basso grado che, nel lungo termine, porta a un aumento della tolleranza immunologica verso agenti patogeni e una scarsa tolleranza verso il self.

 

Quando il sistema immunitario perde la bussola, si manifestano allergie, intolleranze, dermatiti, malattie autoimmuni come tiroiditi, psoriasi, vitiligine, rosacea, solo per citarne alcune. Spesso si ricorre a costosi test per intolleranze perché soffriamo di gonfiore intestinale continuo, diarrea o stipsi cronica, o addirittura a farmaci che, nel lungo termine e assunti senza controllo, possono esacerbare il problema.

 

 

Risolvere il problema è più semplice di quanto si pensi: bisogna mangiare meglio e meno. Diminuire le porzioni giornaliere permetterà agli enterociti di lavorare più facilmente, mentre aumentare il valore nutritivo della dieta migliorerà la composizione della flora microbica intestinale.

 

Per accelerare il processo di riparazione della mucosa intestinale e ripristino della sua funzionalità di barriera, è consigliabile associare ad una dieta bilanciata una giusta dose di quotidiana di aminoacidi essenziali, formulati appositamente per rifornire le cellule delle componenti necessarie al loro funzionamento.

 

 

 

a cura di Francesca Tiberi – Biologa Nutrizionista

 

 

 

 

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